Nuovo Patto di stabilità europeo. L’austerità è assicurata …

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Nuovo Patto di stabilità europeo. L’austerità è assicurata …

Manuel M Buccarella

Accordo trovato l’altro giorno, dopo interminabili incontri, tra i ministri finanziari dell’Unione Europea sul Patto di stabilità, quel “Fiscal Compact” così tristemente noto per l’Italia e non solo (Grecia docet). L’Italia che pure avrebbe molto da temere in ragione del proprio elevato debito pubblico e del rapporto deficit/Pil ormai al 4,5% (quando il benchmark invalicabile, stando alla disciplina previgente, era il 3%) ha firmato l’accordo con il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti. L’accordo sulla carta, sottoscritto all’unanimità, “riforma” il Patto di Stabilità, ossia il trattato che regola le politiche di bilancio degli stati membri.

Tutti apparentemente soddisfatti in casa nostra, con qualche significativo silenzio (Salvini, anche se a firmare è stato proprio un uomo della Lega, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti appunto) e la molto moderata approvazione di una Giorgia Meloni piuttosto silenziosa, a dire il vero.

All’ultimo appuntamento utile – altrimenti dal primo gennaio tornavano in vigore le vecchie regole, sospese prima per la pandemia e poi per la guerra in Ucraina, che impongono tra l’altro una riduzione di 1/20 l’anno del debito pubblico (regola mai rispettata da nessun paese membro)– si era del resto arrivati con una situazione capestro.

La Germania, con il ministro liberale Lindner terrorizzato dai sondaggi che danno il suo partito sotto la soglia di sbarramento, ha chiesto ed ottenuto dai partner l’adozione di regole ancora più stringenti.

Il “compromesso” firmato da Giorgetti appare sostanzialmente come una resa incondizionata. L’unico punto su cui tedeschi e francesi hanno concesso un po’ di flessibilità è «il recepimento delle nostre iniziali richieste di estensione automatica del piano connessa agli investimenti del Pnrr, l’aver considerato un fattore rilevante la difesa, lo scomputo della spesa per interessi dal deficit strutturale fino al 2027».

In pratica l’aumento delle spese militari – come chiedevano un po’ tutti i paesi, costretti dalle pressioni Nato e dalla guerra alle porte – esce per ora dal conteggio della spesa pubblica “sanzionabile” dalla UE. Così come, per i prossimi tre anni, la maggiore spesa per ripagare gli interessi sul debito pubblico. Per il resto passa tutto l’irrigidimento preteso da Lindner e dagli altri “paesi frugali” del Nord Europa.

La deviazione massima consentita dai percorsi di aggiustamento basati sulla limitazione della spesa primaria netta, per i Paesi con rapporto debito/pil superiore alla soglia del 60% (per l’Italia è ora al 140%), è stata ridotta allo 0,3% del pil annualmente (rispetto al precedente 0,5%), e allo 0,6% cumulativamente (rispetto al precedente 0,75%). In concreto significa un controllo maggiore sulla formazione della “legge di stabilità” che annualmente ogni governo deve scrivere, tagliando ancora più drasticamente ogni spesa che viene ritenuta “non coerente”. A partire, c’è da scommettere, dalla spesa sociale…

Viene rafforzata la clausola di salvaguardia riguardo al deficit (ossia la quota di spesa pubblica che ogni anno eccede le entrate previste e per cui si prevede l’emissione di nuovo debito): gli Stati come l’Italia (con il debito oltre la soglia del 60% del pil), una volta ridotto il rapporto deficit/pil sotto al 3%, dovranno continuare a ridurlo, fino a raggiungere l’1,5% se hanno il debito oltre il 90% del pil o il 2% se il debito/pil è sotto il 90%. Il margine di deficit annuale all’1,5% riduce a ben poco lo spazio di manovra per affrontare qualsiasi problema di dimensioni rilevanti; in parole povere, ci aspetta un probabilissimo futuro di austerità, con contenimento della spesa pubblica relativa al Welfare e con probabili tagli a quello che già abbiamo, visto che, indipendentemente dalle previsioni del “nuovo” Patto di stabilità, già il governo in carica ha programmato tagli agli investimenti sulla sanità.

L’accordo franco-tedesco, inoltre, aumenta la velocità con cui l’aggiustamento di bilancio deve avvenire: il bilancio primario deve migliorare dello 0,4% ogni anno (la proposta iniziale era allo 0,3% precedente) oppure dello 0,25% se si fanno investimenti e riforme (dallo 0,2%).

Di misure “per la crescita” sembra proprio difficile parlarne … Molto più facile, invece rimanere sulla vecchia strada della compressione dei salari e la riduzione della spesa pensionistica. Resta da chiedersi: il governo Meloni dove e da chi prenderà i soldi necessari per rispettare i vincoli di bilancio?

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One thought on “Nuovo Patto di stabilità europeo. L’austerità è assicurata …

  1. Non ci sono parole…Sgoverno di destra estrema, estrema iattura per l’Italia. Quanto di peggio ci poteva capitare: non solo disonesti, corrotti, mentitori seriali, ma pure incapaci e servi in UE!!!!! Oltre a inchinarsi come lacchè di fronte a Usa e Nato.

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