ma.bu.
Si leggono tanti articoli ed editoriali, in questi giorni, a proposito di quanto sta accadendo in Medio Oriente. Qualcuno non riesce a non schierarsi, cosa difficile davanti ad un conflitto così violento e controverso e davanti ad una questione, quella israelo palestinese, ormai inveterata.
Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, a proposito della mattanza nel rave party, parla di “scontro tra civiltà”: da un lato ragazzi che potrebbero essere nostri figli o nipoti, dall’altro ragazzi della stessa età educati all’ oscurantismo, “come se una macchina del tempo avesse incrociato la postmodernità ed il medioevo”. Poi a mio parere commette un clamoroso errore di valutazione dicendo che alla fine Israele è una democrazia e vincerà anche in quanto tale. Quale democrazia pratica l’ apartheid su milioni di palestinesi e nega il diritto all’esistenza dello Stato della Palestina?
Interessante e forse più aderente alla realtà delle cose l’ articolo di Pierre Haski di “France Inter”, che analizza con limpidezza le responsabilità di Benjamin Netanyahu (e dei suoi alleati di estrema destra): “sono stati loro a dividere Israele e a far salire alle stelle la tensione nei territori palestinesi. La loro leadership ha fallito “.
Sul fronte palestinese gli islamisti di Hamas hanno mandato un doppio messaggio: “prima di tutto a milioni di palestinesi, rivendicando così la loro leadership a spese dell’Autorità nazionale palestinese e di Al Fatah; e poi anche ai paesi della regione, a cominciare dall’Arabia Saudita, che ha voltato le spalle ai palestinesi. La questione della leadership si pone anche a causa del discredito dell’Autorità nazionale palestinese, inefficace e corrotta in un momento in cui i territori palestinesi sono in subbuglio in assenza di qualsiasi prospettiva politica.”
