SALVINI TORNA ALLA RIBALTA

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SALVINI TORNA ALLA RIBALTA

FANNO DISCUTERE LE SUE FRASI ED AZIONI DEGLI ULTIMI GIORNI

Luciano Graziuso

Se qualcuno sperava che il Matteo Salvini attuale fosse cambiato rispetto alla sua versione primo governo Conte si è decisamente sbagliato di grosso ed in questi ultimi giorni abbiamo avuto un’ampia conferma di ciò. Ma prima di affrontare gli avvenimenti più attuali, ricordiamo brevemente ciò che combinò quando era vicepremier in questo esecutivo.

SALVINI NEL GOVERNO CONTE

Il politico leghista, come ben sappiamo, ottenne l’incarico di Ministro dell’Interno durante l’esecutivo Conte 1; nell’estate del 2019, colto da un delirio di onnipotenza (molto probabilmente dovuto al successo del suo partito nelle elezioni europee del maggio precedente), decise di rompere l’accordo col M5S, aprendo di fatto la crisi di governo, nella prospettiva di ottenere le elezioni anticipate e di vincerle. Ovviamente questa scelta si rivelò subito un errore madornale, in quanto non solo Giuseppe Conte rimase saldo al potere (questa volta in un’alleanza col PD), ma fece anche perdere moltissimi consensi alla Lega.

Tra le tante altre cose, non possiamo dimenticare le innumerevoli occasioni in cui (stavolta durante il Conte 2), parlando alla pancia degli italiani con lo scopo di ottenere più voti possibile, ha detto tutto e il contrario di tutto, cambiando opinione ed in molti casi smentendo se stesso anche a distanza di pochissimi giorni: basti ricordare per esempio il suo modo di agire durante la pandemia di Covid, nel corso della quale cambiò strumentalmente idea infinite volte, barcamenandosi tra il bisogno di nuovi lockdown e di nuove riaperture a seconda di ciò che nei vari momenti la maggior parte dei cittadini di volta in volta chiedeva.  

IL SALVINI ATTUALE

Nonostante quanto appena detto, l’ex vicepremier dell’esecutivo M5S-LEGA è riuscito comunque ad ottenere l’incarico di ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili nell’attuale governo Meloni ed ha scatenato dopo meno di un anno dall’inizio del suo ruolo una miriade di polemiche per due ragioni diverse in pochissimi giorni.

Il primo motivo scatenante è stata la decisione di Matteo Salvini di precettare lo sciopero dei treni avvenuto lo scorso giovedì, dimezzandone la durata; come è facile immaginare, si tratta di un fatto gravissimo, che lede profondamente uno dei più importanti diritti dei lavoratori. Tutto ciò ha prevedibilmente fatto scaturire la dura reazione, tra le tantissime altre, del segretario della CGIL Maurizio Landini, che a tal proposito si è espresso così: “La precettazione è stato un errore clamoroso, noi abbiamo rispettato le leggi … Le aziende ed il governo hanno avuto due mesi di tempo e non hanno fatto nulla, noi non avevamo altri strumenti”. Non contento di aver praticamente dimezzato la possibilità dei lavoratori di manifestare per i propri diritti, il ministro ha poi dichiarato di sentirsi “orgoglioso di aver permesso a milioni di italiani di non rimanere a piedi” ed ha addirittura auspicato “buon senso per il futuro da parte dei sindacati”, aprendo la strada naturalmente ad altre polemiche.

Il buonsenso che egli auspica “illumini” i sindacati non è evidentemente una sua prerogativa, dato che già pochissimi giorni dopo questo avvenimento ha subito affermato cose incredibili per quanto riguarda l’evasione fiscale. Tutti sappiamo che il nostro Paese ha un problema a dir poco oltremodo “spinoso”: 120 miliardi di evasione delle tasse dovute da parte dei cittadini, che, specialmente i più ricchi e indebitati verso l’erario, rendono di fatto inesigibili con mille “trovate” e “trucchi” furbeschi quali ricorsi presentati da fior fiore di avvocati che si oppongono allo stato facendo leva su cavilli e altre diavolerie del genere; liberi professionisti, lavoratori autonomi e categorie varie che sistematicamente non rilasciano fatture etc.  Praticamente una delle piaghe della nazione, che è tra quelle in cui si evade di più. In Italia oltre l’80% delle entrate tributarie è frutto degli esborsi dei soli impiegati pubblici e dei pensionati, oltreché dei lavoratori dipendenti, ai quali si detrae quanto dovuto già alla fonte: bene, il Nostro ha osato dire, dopo più di dieci condoni già effettuati dall’attuale esecutivo pochi mesi fa, che occorre “liberare” dal giogo che li opprime i poveri cittadini che hanno presentato la Dichiarazione dei redditi, ma non sono riusciti (poveretti!) a dare tutto, almeno quelli che dovrebbero versare fino a 30000 euro (!!!). Alla base di tutto, sicuramente una “cambiale” da pagare ai suoi elettori e l’opa lanciata sulle prossime elezioni, tutto ovviamente anche in relazione alla lotta interna alla destra e dunque esistente tra le sue varie componenti, FdI in primis. Con buona pace dei cittadini onesti, che, a volte con grandi sacrifici, versano all’Agenzia delle Entrate, paragonata ad una specie di mostro rapace e ingordo, fino all’ultimo centesimo di quanto dovuto.

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