L’Ue alza le stime di crescita dell’Italia (nel 2023 +1,2% e nel 2024 +1,1%).

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L’Ue alza le stime di crescita dell’Italia (nel 2023 +1,2% e nel 2024 +1,1%). Ursula von der Leyen
Una crescita che saranno in pochi a godersi , tra inflazione ed aumento dei tassi sui mutui.

La Commissione europea ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita economica dell’Italia, su cui ora indica un più 1,2% quest’anno, cui dovrebbe seguire un più 1,1% nel 2024, dopo la crescita del 3,7% sul 2022. Nelle previsioni di questo inverno, pubblicate lo scorso 13 febbraio, la Commissione europea stimava una crescita 2023 dell’Italia allo 0,8% e un più 1% sul 2024.

Quanto all’ eurozona, la Commissione prevede che l’inflazione di fondo – cioè l’indice dei prezzi al consumo depurato da energia, alimentari e altre componenti volatili – registri una dinamica superiore all’inflazione totale sia quest’anno che il prossimo: rispettivamente con il 6,1% e il 3,2%.Questi ultimi dati potrebbero risultare particolarmente problematici agli occhi della Bce, che sta cercando con la sua manovra di inasprimento monetario di far calare l’inflazione, con l’obiettivo di riportarla al 2%. Francoforte ha annunciato che ricorrà ad ulteriori interventi sui tassi, pur di stabilizzare l’andamento dell’inflazione.

Restano orientate al miglioramento le prospettive del mercato del lavoro in Italia: la Commissione europea prevede che quest’anno il tasso disoccupazione cali al 7,8%, dall’8,1% del 2022 e che nel 2024 si limi ulteriormente al 7,7%. Secondo le ultime previsioni dell’esecutivo comunitario, dopo il balzo del 3,8% del 2022, la crescita dell’occupazione nella Penisola dovrebbe attenuarsi ma proseguire con un più 0,8% quest’anno e più 0,6% il prossimo. Sarà da capire quanto sia significativo in termini numerici il lavoro stabile.

Quest’anno l’incidenza del deficit di bilancio dell’Italia rispetto al Pil dovrebbe quasi dimezzarsi, al 4,5% a fronte dell’8% segnato nel 2022, mentre nel 2024 dovrebbe attenuarsi al 3,7%.

Per il debito pubblico Bruxelles prevede una attenuazione dell’incidenza al 140,4% del Pil quest’anno, dal 144,4% del 2022, e un livello quasi invariato al 140,3% nel 2024.

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