ma.bu.
L’ Islanda è per il 2013 e per il quattordicesimo anno consecutivo il primo paese al mondo dove più basso è il divario di genere (gap gender). Lo dice il World Economic Forum: “L’Islanda è l’unico paese ad aver colmato oltre il 90% del divario di genere – e può dare lezioni ad altri paesi.”
Non bastasse, già nel 2017 la piccola meravigliosa isola atlantica – solo 370mila abitanti – ha approvato, prima al mondo, una legge che impone a tutte le aziende con più di 25 dipendenti di ottenere, ogni anno, una certificazione di equità salariale, pena sanzioni economiche. Ciononostante, la differenza tra gli stipendi di uomini e donne persiste in Islanda e le donne hanno dunque deciso di fare sentire ancora una volta la loro voce. Per domani 24 ottobre, dunque, sono state proclamate 24 ore di sciopero delle donne e delle persone non binarie contro il divario retributivo: decine di migliaia di persone saranno in piazza domani in tutta l’isola e all’astensione dal lavoro prenderà parte anche la premier Katrín Jakobsdóttir, ambientalista a capo di un esecutivo di unità nazionale. Un paese all’ avanguardia, dunque.
L’ultimo sciopero femminile di un’intera giornata risale al 1975, quando il 90% delle donne islandesi si rifiutò di lavorare nell’ambito del “kvennafrí” (giorno di riposo delle donne), portando a cambiamenti cruciali, tra cui la prima donna eletta presidente di un Paese.
Bellissimo articolo, bellissima terra, l’Islanda, dove fortissimo è il senso dell’uguaglianza e la “politica” è più vicina ai cittadini…Magari noi qui in Italia avessimo la fortuna di vivere così…Ma è anche vero che in 370000 è molto più facile che in 60 milioni di individui; nelle piccole comunità è molto più facile trovare l’accordo, il sentire comune, la vera democrazia. Piccolo è bello, in politica.