Joe Biden ovvero il trionfo delle ambiguità: Stati Uniti a favore della pace in Medio Oriente e per la soluzione “due popoli e due stati”, poi però annuncia l’invio di decine di migliaia di munizioni per l’ artiglieria israeliana (da stornare dall’ Ucraina).

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Joe Biden ovvero il trionfo delle ambiguità: Stati Uniti a favore della pace in Medio Oriente e per la soluzione “due popoli e due stati”, poi però annuncia l’invio di decine di migliaia di munizioni per l’ artiglieria israeliana (da stornare dall’ Ucraina).

Manuel M Buccarella

Ma a che gioco gioca veramente il presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden? Perché la sua reale posizione sul conflitto israelo-palestinese non si è ben capita…

“Gli Stati Uniti – ha detto ieri sera Biden agli americani in TV dallo studio ovale della Casa Bianca, nel corso di un monologo di circa 15 minuti – restano impegnati a favore del diritto del popolo palestinese alla dignità e all’autodeterminazione” e dichiara di avere “il cuore spezzato per la tragica perdita di vite umane palestinesi”, chiarendo ai suoi concittadini che “non possiamo ignorare l’umanità dei palestinesi innocenti che vogliono solo vivere in pace e avere un’opportunità” e che i palestinesi non vanno identificati con Hamas. Biden ripete quanto detto in Israele: “per quanto sia difficile, non possiamo rinunciare alla pace. Non possiamo rinunciare ad una soluzione di due Stati”.

In verità Biden ha detto anche che gli Usa non possono voltare le spalle all’ alleato di sempre, lo Stato di Israele. Infatti, oltre all’ avvicinamento delle porta aerei militari con aerei appunto, ha promesso aiuti militari ed in particolare la dotazione di decine di migliaia di munizioni per l’ artiglieria israeliana. A cosa serviranno queste munizioni? A scaricarle sui palestinesi nel corso dell’agognata operazione di terra contro Gaza o quale semplice strumento di autodifesa militare? Le munizioni saranno stornate da quelle destinate all’Ucraina, custodite presso i depositi di emergenza dell’ esercito a stelle e strisce e facilmente rimpiazzabili dalle nuove produzioni di un’ industria bellica americana che lavora a spron battuto.

L’ambiguità di Biden: ma a che servono 14 miliardi di aiuti militari ad Israele?

Biden ha scelto di non dare cifre davanti alle telecamere, ma ha annunciato che farà richiesta al Congresso di un pacchetto di aiuti per l’Ucraina e per Israele. I funzionari della Casa Bianca hanno fatto trapelare indiscrezioni sulle destinazioni: 60 miliardi saranno destinati a Kiev, 14 miliardi assisteranno Tel Aviv; Taiwan potrebbe ricevere 7 miliardi per contrastare le minacce della Cina; mentre 10 miliardi saranno trasformati in assistenza umanitaria ai conflitti e 14 miliardi dovrebbero garantire la sicurezza delle frontiere statunitensi.

Insomma un intervento massiccio e a tutto tondo su più fronti, giusto per rivendicare chi sarebbe il più forte e per rafforzare alleanze importanti per un paese in gravi difficoltà economiche e finanziarie ed in declino, prossimo al default e ciononostante sempre pronto ad impegni finanziari che vanno a favore delle guerre ed a discapito delle legittime esigenze di milioni di americani. La strategia del vecchio Biden è evidente: recuperare terreno e conservare un’ egemonia a livello planetario con la forza delle guerre e delle alleanze strategiche, quando il paese soffre a livello economico la concorrenza della Cina e dei Brics.

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