Manuel M Buccarella
Impazza da qualche tempo una certa polemica, su quotidiani e social media, circa una presunta particolare costosità di Lecce e Salento, fino allo scorso anno una delle mete più ambite del turismo italiano e straniero.
Quest’anno la crisi, che ha colpito principalmente il ceto medio, ha lasciato a casa a luglio, secondo alcune statistiche, circa il 40 percento dei turisti dell’anno precedente, soprattutto italiani, mentre in agosto, tradizionale periodo di ferie dei nostri connazionali, il calo si sarebbe fermato intorno al 20 percento. La riduzione delle presenze in Puglia e Salento non sarebbe dovuto tanto ad un presunto e generalizzato “caroprezzi”, quanto in particolare proprio alla crisi indotta da inflazione, guerra e carobollette, che ha costretto alcuni a casa, altri a contenere la durata delle ferie, altri ancora a scegliere mete vicine e meno costose come Albania e parte della Grecia.
Non sono mancate in questi giorni segnalazioni esterrefatte circa lidi che offrono frise a 10 euro, ombrelloni (con due sedie ed un lettino)a partire da 100 euro al giorno (fino ai mille euro del gazebo extra lusso alle “Maldive del Salento”), al caffè espresso in città a due euro (media 1.20), al rustico e calzone sempre in città ed al banco a 2,50 euro, a fronte dei due euro prima dell’estate.
Ma Lecce ed il Salento sono anche e tanto prezzi onesti e contenuti.
Davanti alle segnalazioni che hanno trovato spazio su quotidiani anche a diffusione nazionale ed immancabilmente sui social, va detto però che la maggior parte degli esercizi commerciali e molti stabilimenti balneari continuano ad applicare prezzi onesti e piuttosto contenuti e dunque alla portata di tutti, per cui la “crociata” contro Puglia e Salento condotta dall’inizio dell’estate ad alcuni pare quasi un boicottaggio.
Qualche giorno fa siamo stati al “Bar Astoria”, nella piazzetta di Porta San Biagio, centro storico di Lecce, dove per due aperitivi con relativo “accompagnamento” abbiamo speso appena 13 euro.
Se Albania e Grecia costano di meno (sicuramente le più spartane “spiagge attrezzate” rispetto ai nostri stabilimenti balneari) è dovuto anche e soprattutto al minor costo della vita, che consente di offrire servizi a prezzi più contenuti rispetto ad Italia, Puglia e Salento.
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