Pnrr, al Sud definanziate risorse per 7,6 miliardi.

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Pnrr, al Sud definanziate risorse per 7,6 miliardi.

E’ il Sud a rischiare maggiormente dalla riscrittura del Pnrr. Gli 83 interventi, che secondo quanto messo nero su bianco dal governo nella terza relazione sullo stato di attuazione del Recovery, presentano elementi di debolezza e criticità cubano in totale 95,5 miliardi.

Di questi 83 interventi, 46 (per un valore di 54,4 miliardi) riguardano opere infrastrutturali localizzate per il 50% del valore (oltre 27 miliardi) nel Mezzogiorno d’Italia.

Dopo la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza presentata alla Commissione Ue il 7 agosto, sono state definanziate 9 misure per un valore complessivo di 15,9 miliardi. E anche in questo caso gli interventi localizzati nelle regioni meridionali (pari a 7,6 miliardi) ammontano a quasi il 48% del totale. Sta in questi numeri l’allarme lanciato ieri dallo Svimez in audizione sul Pnrr dinanzi alle commissioni riunite bilancio e politiche Ue di Camera e Senato.

Il governo ha promesso che i progetti esclusi dal Piano saranno finanziati con i fondi della politica di coesione ma anche su questo punto, secondo Svimez, è necessario operare un distinguo. La buona notizia è che tutte le misure definanziate rientrano nell’ambito degli Obiettivi strategici del Fesr (il Fondo europeo di sviluppo regionale). In particolare, le misure escluse dalle Missioni 2 e 5 del Pnrr “appaiono coerenti, rispettivamente, con gli Obiettivi 2 e 4 del Fesr”.

Stesso discorso per le misure di Repower Eu, collocabili nell’ambito degli Obiettivi 1 (Innovazione) e 2 (Transizione Verde). Invece, il possibile ricorso a risorse della coesione nazionale pone criticità maggiori perché, osserva lo Svimez, “il tema della concentrazione territoriale delle risorse rende complicato un eventuale utilizzo del Fondo nazionale per lo sviluppo e la coesione (Fsc) per finanziare gli interventi esclusi dal Pnrr, dal momento che per questo fondo sussistono previsioni normative che riservano l’80% delle proprie risorse a favore delle regioni del Mezzogiorno. Senza dimenticare che anche il Pnrr deve preservare il vincolo di destinazione alle regioni del Mezzogiorno del 40% del totale delle risorse territorializzate. Con la conseguenza che “l’eventuale finanziamento attraverso i Fondi europei per la coesione e l’Fsc di interventi del Pnrr, soprattutto se localizzati esclusivamente o prevalentemente nel Mezzogiorno, non può prescindere dall’individuazione di nuovi interventi che preservino l’ammontare di risorse attualmente destinato alle regioni meridionali”. Alla ocomplicare le cose anche i vincoli di concentrazione tematica sugli Obiettivi strategici 1 e 2 previsti dalla programmazione europea 2021-2027 che, secondo Svimez, rendono difficile trovare adeguata copertura finanziaria per gli interventi Pnrr di carattere sociale di responsabilità dei comuni.

Per Svimez non tutti gli interventi soggetti a definanziamento erano identificati come critici nella Relazione del maggio scorso. A cominciare dalle misure relative alla “Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano”, ad interventi speciali per la coesione territoriale e ai “Piani urbani integrati. Allora perché il definanziamento? Secondo Svimez una delle ragioni potrebbe essere il fatto che i progetti in essere rientranti nelle misure a titolarità dei Comuni, rischiassero di non ottemperare alla cosiddetta clausola Dnsh, ossia la condizionalità che vuole che gli interventi del Pnrr non arrechino nessun danno significativo all’ambiente (Do No Significant Harm).

Repower EuSul Repower Eu, transitato nel Pnrr dopo il definanziamento delle misure di cui sopra, Svimez rileva un’eccessiva concentrazione sugli incentivi fiscali. In particolare, ponendo il focus sul capitolo più corposo (quasi 15 miliardi) relativo alla Transizione verde e all’efficientamento energetico, emerge che tale strumento assorbe una quota rilevante delle risorse, specialmente attraverso le misure “Transizione Green 5.0” (4.040 milioni) e “Autoconsumo di energia da rinnovabili” (1.500 milioni). Un’impostazione che secondo Svimez “rischia di ridurre ulteriormente il potenziale trasformativo del Pnrr, complessivamente inteso”. “Se le finalità sono infatti quelle di ridurre la vulnerabilità strutturale nel comparto energetico e rinforzare l’autonomia strategica europea nel lungo periodo, il piano avrebbe dovuto piuttosto assumere un approccio di politica industriale maggiormente focalizzato su strumenti di accompagnamento alla trasformazione strutturale dell’apparato produttivo”, conclude l’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno.

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