NON SI FERMANO I FEMMINICIDI IN ITALIA.

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NON SI FERMANO I FEMMINICIDI IN ITALIA.
RIFLESSIONI SULLE “MOTIVAZIONI” E SULLE MODALITÀ DI UCCISIONE DELLE DONNE

Luciano Graziuso

Ultimo in ordine di tempo, il feroce assassinio di una donna e il ferimento della sua amica, da parte di un uomo, il marito di quest’ultima, che le ha investite con la propria auto, a Catania, con la precisa intenzione di “punire” l’amica della moglie, per aver convinto quest’ultima a lasciarlo e averla sostenuta nella difficile scelta. Purtroppo il femminicidio è un fenomeno che non accenna a diminuire e ci sarebbe perfino da ridere, se non si trattasse di un vero e proprio dramma sociale connotato da ferocia inaudita, di fronte alle “motivazioni” che gli autori di esso adducono per “giustificare” simili azioni.

Le più “gettonate” sono la gelosia, l’orgoglio ferito di fronte all’abbandono, veri o presunti tradimenti, ecc, ma ultimamente si è aggiunta una causa molto particolare: l’assassino di Giulia Tramontano. Impagnatiello ha asserito di aver ucciso la fidanzata perché era “stressato” (sic!). L’italiano medio e il lettore, di fronte a ciò, rimangono basiti, ma la “storia” italiana, e non solo, dei femminicidi fa registrare ben altro, da fare accapponare la pelle: si uccide perché “aveva respinto le mie avanches”, perché “mi aveva denunciato per violenze e maltrattamenti in famiglia” (al ritorno a casa dalla polizia la donna era stata brutalmente presa a pugni e calci e poi frustata col filo del telefono!).

Ma intreressante è anche fare una specie di excursus dei mezzi usati per uccidere le donne… anche questo ci dirà molto su un fenomeno così terribile. Nel 50% dei casi l’arma usata è da taglio, ma non mancano mille altre modalità una più feroce dell’altra: abbiamo le donne investite appositamente con l’auto, quelle gettate vive in un pozzo, quelle messe addirittura nel forno di una pizzeria (in questo caso del marito omicida), come Katiuscia Gabrielli, quelle bruciate… . Abbiamo, ancora, le donne fatte a pezzi, chiuse in un trolley e portate in giro così, lanciate dalle scale dopo essere state pesantemente bastonate, con la speranza di farla franca facendo passare l’assassinio per incidente domestico.

Fanno inorridire ancora le martellate in testa, spesso date davanti ai figli piccoli, e il lancio dal balcone: “Getta la madre dall’ottavo piano!”.

Un paese che, purtroppo, potremmo accomunare all’Italia da questo punto di vista è l’India, dove ci sono simili orribili “primati”: New Delhi, un indiano di 39 anni uccide un’amica di 23 perché “ha detto no ad una sua proposta di matrimonio”; sempre in India, una ragazza di 24 anni, rapita o sottratta alla famiglia per un debito di 400 euro viene “punita” perché non vuole prostituirsi; le tagliano i seni col coltello gli uomini che l’hanno rapita. Del resto, nel Paese asiatico molte sono le bambine piccolissime che vengono violentate e poi impiccate ad un albero.

Tornando all’Italia, dobbiamo obbligatoriamente dire che la violenza domestica è la seconda causa di morte per le donne in gravidanza. Ma cosa si potrebbe fare per non dover registrare simili tragedie? Siamo sicuri che le istituzioni preposte si muovano sempre con sollecitudine e la dovuta consapevolezza della gravità delle situazioni denunciate? Non ce la sentiamo di rispondere affermativamente a tale domanda e, viceversa, sottolineiamo che sarebbe veramente necessario non prendere mai sottogamba anche la più timida richiesta di aiuto e predisporre subito le misure di tutela e sostegno dei soggetti più esposti, più fragili, come le donne. Invece, alcune volte è accaduto che dei magistrati abbiano ignorato le denunce presentate da chi si sentiva in pericolo di vita e che poi, puntualmente, era stata uccisa, come temeva.

Alla radice di tutto questo, una sottocultura patriarcale e maschilista che permane e purtroppo ancora permea profondamente il nostro Paese, facendoci vergognare e scivolare tra le ultime nazioni del mondo per condizione della donna.

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One thought on “NON SI FERMANO I FEMMINICIDI IN ITALIA.

  1. Articolo chiaro ed efficace che in sintesi esprime punte simboliche del Tristissimo fenomeno non solo italiano e … se si considerano anche violenze psicologiche ed economiche ci si accorge che ancora oggi la condizione della donna è preoccupante; purtroppo studi sociologici dimostrano che i cambiamenti di mentalità avvengono lentissimamente (nell’arco dei 100 anni). Tuttavia L’incidenza percentuale del fenomeno richiede interventi tempestivi, mirati e soprattutto interconnessi, su più fronti. Non bastano le leggi, le restrizioni… urge un cambio di passo culturale di base . Intanto si tagliano i fondi destinati alle iniziative antiviolenza!

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