Ricordiamo l’indimenticata Mia Martini.

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Ricordiamo l’indimenticata Mia Martini.
Con “Almeno tu nell’Universo “

Manuel M Buccarella

Il 12 maggio 1995 moriva a soli 48 anni Mia Martini, nota anche come “Mimí”. Molte illazioni furono fatte sulla morte dell’artista calabrese e sulle sue cause, tra cui quella del suicidio. L’autopsia svelò come causa del decesso un’overdose di cocaina.

Noi la vogliamo ricordare con uno dei suoi più grandi successi, grazie soprattutto alla sua eccezionale interpretazione. “Almeno tu nell’Universo” viene presentato al Festival di Sanremo del 1989. Il brano arriva solo nono, ma viene fortemente apprezzato sia dalla critica che dal pubblico, grazie all’eccezionale interpretazione della cantante calabrese, oltre che per musica e liriche. La canzone era già pronta da dieci anni, dal 1979, apparecchiata proprio per Mimì da Maurizio Fabrizio e Bruno Lauzi, ma messa fuori solo dieci anni dopo.

Mia Martini prendeva la decisione, con quella canzone, di tornare sulle scene dopo un periodo di assenza dovuto ad alcune voci negative che giravano sul suo conto. “Almeno tu nell’universo” è un brano molto forte, soprattutto per il significato del testo. Pur essendo rivolta a un uomo, non è una classica canzone d’amore. Dentro le parole del brano ci sono delle considerazioni sulla società contemporanea, sull’incoerenza delle persone e sulla mancanza di punti di riferimento.

Il ricordo di Biagio Antonacci

“Certe persone mi dissero di non lavorare con lei perché portava sfortuna”, ha detto Biagio Antonacci. Mia Martini è stata una donna eccezionale nella mia vita – ha scritto Antonacci -. Lei venne a Rozzano nella casa di mia madre che ci fece da mangiare una ‘cofanata’ di pasta con il pesce. Poi io mi misi al piano e lì cantai ‘Il fiume dei profumi’ nello studiolo di casa dove dormivo anche. Lei si mise là, umilissima, e disse: ‘Questa canzone la canto io’. Poi ascoltò ‘Liberatemi’ e mi disse che sarebbe stato un successo pazzesco. E infatti accadde. Ma non accadde solo questo. Certe persone – ha continuato – mi dissero allora di non lavorare con lei perché portava sfortuna (e furono tanti in quel periodo) alla fine la presero sui denti perché il disco vendette moltissimo alla faccia di quelli che oggi non fanno più nemmeno i discografici”.

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