Manuel M Buccarella
Il 4 gennaio 2015 ci lasciava Pino Daniele a causa di una grave crisi cardiaca. Il cantautore napoletano aveva quasi 60 anni
Giuseppe Daniele, detto Pino, è stato uno dei piÚ grandi esponenti della cultura italiana contemporanea. Chitarrista dalle grandi qualità tecniche, eclettico, pur partendo dal blues, ha saputo attraversare e combinare tra di loro diversi generi musicali, compresi jazz e world music. Nel corso degli anni ha suonato in molti palcoscenici di rilievo come al Festival di Varadero a Cuba e al teatro Olympia di Parigi. Tra le sue varie esibizioni dal vivo annovera inoltre, collaborazioni con artisti di fama internazionale come Pat Metheny, Eric Clapton, Chick Corea, Robert Randolph, Bob Berg e Joe Bonamassa. In circa quaranta anni di attività ha pubblicato 24 album in studio.
Pino Daniele appartiene decisamente al meglio prodotto dalla musica e dalla cultura italiana di tutti i tempi, ed ovviamente della sopraffina tradizione ed innovazione partenopea.Pino non era solo un grande musicista, ambasciatore senza nazioni del blues, ma anche un grande uomo di cultura, un resistente, ancor di piĂš in quanto amava la sua (amara) terra. Daniele, di umilissime origini, manifesta fin da bambino grande attrazione per la musica, tanto da apprendere la chitarra con le sue note da autodidatta. Gli inizi ufficiali si concentrano tra il 1975 ed il 1976. Il 1976, in particolare, fu anche lâanno di un importante evento per la vita e la maturazione artistica di Daniele. Il giovane chitarrista entrò a far parte come bassista di Napoli Centrale, gruppo partenopeo di primissimo piano del panorama jazz rock, in cui il musicista venne a contatto con diversi strumentisti fra i quali spicca il nome di James Senese, sassofonista, fondatore dellâensemble assieme al compianto Franco Del Prete, batterista. Il sassofonista di colore avrebbe in seguito contribuito in modo rilevante alla crescita musicale di Pino Daniele e alla realizzazione di alcuni dei primi album dellâartista come âPino Danieleâ (1979), âNero a metĂ â (1980) e âVai moââ(1981). Sempre nel 1976, Claudio Poggi, produttore discografico della EMI Italiana, ascoltò una cassetta provino con alcuni brani originali del giovane cantautore, che decise di seguire discograficamente. CosĂŹ a metĂ anno venne inciso un 45 giri contenente i brani âChe caloreâ e âFortunatoâ. Alla registrazione del 45 giri fece presto seguito lâalbum di esordio âTerra miaâ, pubblicato nel 1977, dove venivano tra lâaltro recuperati i brani del precedente singolo. La cifra stilistica dellâartista in questo primo lavoro era espressione di un profondo legame con la tradizione partenopea e mediterranea sia per le sonoritĂ che per i testi, i quali riprendono e reinterpretano canti e usanze popolari napoletane. Il passaggio al blues ma anche alla fusion si avrĂ in un secondo momento, senza mai rinnegare le origini, conservate e nobilitate dal ricorrente utilizzo del napoletano come lingua ufficiale delle sue canzoni, oltre che da una certa continenza dei testi nel vissuto del capoluogo campano.
Tanti sono gli album meritevoli di menzione, cosĂŹ come i brani. Ci limitiamo ad alcuni, oltre ai primi giĂ citati: âMascalzone latinoâ (1989), âUn uomo in bluesâ (1991), âYes I Know My Way â (1998).
âNa tazzulella âe Cafè
Ricordiamo Pino Daniele con questo brano, cosĂŹ lontano nel tempo del nostro tempo (1977, dallâalbum capolavoro “Terra Mia”), che non è pura nostalgia. Ă utile abbinare allâascolto di âNa tazzulella âe cafè il testo.
âNaâ tazzulella âe cafè e mai niente cè fanno sapèNui cè puzzammo e famme, o sanno tutte quante E invece e câaiutĂ câabboffano âe cafè Na’tazzulella âe cafè ca sigaretta a coppa pe nun verè Che stanno chine e sbaglie, fanno sulo mbruoglie Sâallisciano se vattono se pigliano oâ Cafè E nui passammo e uaie e nun puttimmo suppurtĂ E chiste invece e rĂ na mano sâallisciano se vattono se Magniano a cittĂ â