Dopo dieci anni il ritorno di Sigur Rós

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Dopo dieci anni il ritorno di Sigur Rós
Il nuovo album, “Átta”, preceduto dal singolo “Blóðberg”

Manuel M Buccarella

Il 16 giugno, a distanza di dieci anni dall’ultimo lavoro, si sono riaffacciati sul mondo della musica praticata gli islandesi Sigur Rós. Lo hanno fatto con “Átta”, letteralmente otto, il loro ottavo lavoro, che contiene dieci tracce.

La band ha definito “Átta” “il disco più intimo ed emotivamente diretto realizzato fino ad oggi”. Significativa è la ricomparsa del polistrumentista Kjartan Sveinnson,dopo “l’addio” nel 2012, che quindi si riunisce al frontman Jónsi e al bassista Georg Holm. Stando alle parole del primo, l’intento è quello di “voler avere solo una batteria minima”, affinché “la musica fosse davvero scarna, fluttuante e bella”. Per poi proseguire: “Stiamo invecchiando e diventando più cinici, quindi volevo solo che ci commuovessimo in modo che provassimo qualcosa!”.

“Volevamo permetterci di essere un po’ drammatici e andare lontano con questi arrangiamenti. Il mondo ne ha bisogno in questo momento. È difficile da descrivere, ma per me tutto è sempre aperto alle interpretazioni. Le persone possono pensare e sentire come vogliono”.

“Átta” conferma sostanzialmente l’approccio stilistico consolidato del gruppo, lasciando grande spazio alle praterie, alle distese sonore che allargano gli orizzonti dell’ ascolto e parimenti della coscienza, grazie alle sinfonie prodotte dall’ uso di tastiera e sintetizzatore. Fin dall’introduttiva “Glóð” si registra un’armonia vera, un’incantevole compattezza che in alcuni punti dell’album tocca quote paradisiache. Si assiste così alla riuscita di un afflato orchestrale che punta alla sospensione perenne, necessaria in un contesto sociale disastroso, in cui, stando ancora alle parole della band islandese, la musica ha il dovere e soprattutto il potere di unire.

L’ album è stato preceduto dal singolo “Blóðberg”, dieci minuti di musica, di grande musica sperimentale ed ambient, che evoca il ritorno alla madre terra, attraverso versi abbastanza esplicativi, “Kominn heim/ Fyrir frið og ró” (“Vieni a casa/ Per la pace e la tranquillità”). Mentre il suono, estremamente etereo alla maniera tipica dei Sigur Rós, tende a farsi minimalista, quasi un movimento ambient fluttuante.

Il canto in lontananza nella seconda parte del brano crea nebulose e onde sottili. Nel videoclip, diretto da Johan Renck, un drone sorvola quello che sembra un deserto marziano, una terra rossa ovvero “roccia sanguigna” come il significato del titolo, presumibilmente l’ Islanda, prima che cadaveri disseminati sotto le ombre di alberi rinsecchiti appaiano come foglie cadute, fermandosi sul ciglio di un burrone.

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