PSICOPATOLOGIA DELLA GUERRA ISRAELIANA

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PSICOPATOLOGIA DELLA GUERRA ISRAELIANA

“Ora vai e sconfiggi Amalek e distruggi tutto ciò che ha; non avere pietà, ma metti a morte sia marito che moglie, dal giovane al neonato, dal bue alla pecora, dal cammello all’asino” (15:3).

Questa citazione biblica è stata utilizzata da Netanyahu per incitare l’IDF ad annientare la popolazione palestinese di Gaza. L’uso non solo di un linguaggio estremamente violento, ma di esplicito riferimento religioso, è una caratteristica sempre più presente tra i politici israeliani, che si è accentuata da quando la maggioranza di governo è costituita da una coalizione, in cui alcuni partiti sono fondamentalisti religiosi.

Peraltro Netanyahu, a prescindere dalle sue idee, è sulla scena politica da 40 anni, e se fa ricorso a questo tipo di linguaggio è perché è consapevole che troverà riscontro nella popolazione che lo ascolta.
Anche se sembra un dettaglio, a metà strada tra ideologia politica e linguaggio propagandistico, in realtà ci dice molto sullo stato di Israele e la sua classe dirigente.
Non è questa la sede per esaminare l’evoluzione della società israeliana, e per indagare le ragioni che ne hanno determinato l’attuale connotazione, ma appare evidente come questa sia oggi intrappolata nelle proprie contraddizioni storiche – oltre che in quelle politiche – e che cerchi nel fondamentalismo una risposta alle proprie inquietudini, esattamente come è accaduto (al netto dell’uso strumentale che ne è stato fatto) per alcune fasce di popolazioni musulmane.
Il problema è che la duplice menzogna su cui è stato fondato lo stato (“una terra senza popolo per un popolo senza terra”), nonostante un quasi secolare appoggio incondizionato da parte dell’occidente, alla fine deve fare i conti con la realtà: in quella terra c’è un popolo che non è disposto a farsi schiacciare né a farsi scacciare.
Tutto il resto deriva da questa contraddizione insanabile. L’idea di poter costruire uno stato ebraico – con i non-ebrei rinchiusi in qualche bantustan o ridotti a cittadini di serie B – esteso su un’area che va dal Libano al Sinai e dal mare alla Giordania, è semplicemente un delirio politico privo di possibilità.
E l’attuale situazione sul campo di battaglia non fa che rispecchiare tutto ciò.
Per quanto il fondamentalismo religioso produca certamente guasti, nella capacità di gestione razionale degli eventi, è praticamente impossibile che l’intera classe dirigente israeliana (compresi i vertici delle forze armate, che sono importantissime in Israele) non si renda conto della impossibilità materiale, oltre che politica, di espellere anche soltanto una quota incisiva della popolazione palestinese da Gaza. Così come di conseguire una sconfitta anche solo significativa della Resistenza.
È altrettanto chiaro che l’interesse personale di Netanyahu, che vede nel prosieguo della guerra un modo per sfuggire alla fine ingloriosa della sua carriera politica (e probabilmente anche al carcere), non è sufficiente a spiegare l’ostinazione con cui Israele persiste nella sua strategia genocida – ma anche suicida. C’è chiaramente una dimensione psicopatologica, assai estesa tra la leadership politico-militare del paese, ed anche tra una larga fetta della popolazione. Questo elemento di rifiuto della realtà, in una tale dimensione collettiva, non può che essere ascritto – appunto – ad una forma patologica dell’incapacità di accettare la realtà, poiché questa non solo contrasta brutalmente con tutta una costruzione ideologica e culturale fondativa dell’identità, ma perché in larga misura mette radicalmente in discussione i singoli progetti di vita.
Il rischio è che questo scollamento produca scelte sempre peggiori, tanto più per l’influenza del fondamentalismo religioso. Già da tempo nella società israeliana ha spazio il mito di Masada, il suicidio di massa degli zeloti pur di non accettare la sconfitta da parte delle legioni romane. Qualcuno dovrebbe fermarli, prima che si faccia strada l’idea – biblica – del “muoia Sansone con tutti i Filistei”.

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One thought on “PSICOPATOLOGIA DELLA GUERRA ISRAELIANA

  1. Molto interessante, articolo che va al fondo della “questione” ebraica, collegando la ferocia e le atrocità dei militari israeliani comandati dai politici con le radici “religiose”, “culturali” e identitarie della “nazione” israeliana. Ma il ” qualcuno” di cui si parla alla fine dell’ articolo chi dovrebbe essere???

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