G7 a Capri, l’Italia lavora per la de-escalation in M.O. e Ucraina

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G7 a Capri, l’Italia lavora per la de-escalation in M.O. e Ucraina

Capri, 16 apr. (askanews) – Due guerre e una parola d’ordine: “de-escalation”. A Capri, isola felice e blindata sul Golfo di Napoli, i ministri degli Esteri del G7 si riuniscono da domani a venerdì, sotto la presidenza italiana, con un unico grande obiettivo: “Lavorare per la pace”. Non sarà facile, nonostante l’unità degli interlocutori: “E’ un momento difficile per la diplomazia”, ha riconosciuto in questi giorni Antonio Tajani, che riunirà attorno a un tavolo gli omologhi di Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Germania, Canada e Giappone. Ma non esiste alcuna soluzione militare alle guerre in corso. La strada è obbligata: bisogna ridurre il clima di tensione e odio in Medio Oriente, esacerbato dagli ultimi, incendiari, sviluppi tra Israele e Iran, che rischiano di allargare il conflitto ben oltre la drammatica, e catastrofica, crisi sociale, economica e umanitaria a Gaza; e occorre evitare che il conflitto in Ucraina si trasformi in una guerra capace di sconvolgere non soltanto il cuore dell’Europa, ma gli interi assetti mondiali.

Sul fronte mediorientale, come presidente di turno del Gruppo, l’Italia è impegnata da tempo per impedire che la situazione precipiti a un punto di non ritorno. Il governo sta tenendo una fitta rete di contatti con i Paesi alleati di G7, Ue, Nato, e i principali partner regionali. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è mossa in prima persona e dopo l’attacco iraniano a Israele, anche su sollecitazioni indirette del presidente americano Joe Biden, ha convocato un vertice del G7 in videoconferenza. E ancora ieri ha avuto una proficua telefonata con re Abdallah II di Giordania. Domani toccherà a Tajani caldeggiare la già nota posizione italiana, con gli omologhi del Gruppo. Il ministro, che ha già riunito i rappresentanti della Lega degli Stati arabi e dell’Organizzazione per la Cooperazione islamica, confermerà l’impegno per una soluzione alla grave crisi umanitaria in corso nella Striscia di Gaza, promuovendo la partecipazione all’iniziativa italiana “Food for Gaza”, e per la ripresa di un processo politico significativo e incisivo per la soluzione “due popoli, due Stati”.

Più in generale, Tajani sosterrà un confronto su come costruire un orizzonte politico credibile per la regione, che garantisca pace e sicurezza. L’attacco israeliano di inizio aprile contro un edificio del consolato iraniano a Damasco, in Siria, e la successiva rappresaglia di Teheran dello scorso fine settimana, hanno complicato, e non poco, il lavoro delle cancellerie occidentali. Il nostro Paese è anche pronto ad approvare nuove sanzioni contro l’Iran e si farà “promotore di una serie di iniziative per la de-escalation” nell’area, mentre tutti i Sette Grandi continueranno a fare pressioni perché prevalga il dialogo tra le parti. Significativo, per condurre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a più miti consigli, è e sarà il ruolo degli Stati Uniti. “Dobbiamo evitare che ci sia un allargamento del conflitto, non è facile ma dobbiamo fare di tutto”, ha spiegato Tajani. “Siamo amici di Israele e nessuno può pensare di cancellarlo dalla carta geografica. Ma come abbiamo invitato l’Iran a utilizzare la massima prudenza, così diciamo a Netanyahu: serve la più grande moderazione”. Secondo le principali cancellerie europee, un importante ruolo di persuasione potrebbe giocarlo anche la Cina. Diversi, nelle ultime ore, sono stati gli appelli al presidente Xi Jinping affinché possa agire in questo senso, soprattutto da Berlino e Parigi. Al centro della riunione di Capri, ci sarà naturalmente anche la risposta all’aggressione russa all’Ucraina. La Presidenza italiana intende confermare il solido sostegno del G7 a Kiev a 360 gradi, garantendo un pieno supporto militare, politico, finanziario, puntando a una pace giusta e duratura. Secondo il governo di Roma, occorre evitare fughe in avanti e non alimentare escalation. “Lavoriamo per la pace, non per la terza guerra mondiale”, ha notato più volte Tajani. Un impegno “totale” al fianco dell’Ucraina che ha già prodotto i primi concreti risultati: la firma, a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera del febbraio scorso, di un memorandum d’intesa per sostenere la ricostruzione del sistema energetico ucraino e l’approvazione di un ottavo pacchetto di aiuti a Kiev. Al tavolo dei colloqui di Capri ci sarà inoltre la proposta Nato di un nuovo Fondo da 100 miliardi per la difesa ucraina, avanzata dal segretario generale Jens Stoltenberg, che parteciperà ai lavori su invito della presidenza italiana. “Bisogna avere la base giuridica e bisogna tecnicamente capire come si può fare”, ha comunque avvertito Tajani.

Se ne discuterà anche con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che tornerà in Italia con un obiettivo preciso: chiedere agli alleati, per l’ennesima volta, quei sistemi di difesa aerea così necessari per non trasformare i prossimi mesi in una gelida estate di distruzione e morte. Kiev, dunque, li considera vitali, e guarda – non senza una certa invidia – all’efficacia dimostrata nelle ultime ore dal sistema israeliano Iron Dome. Ma per ostacolare la macchina bellica russa, secondo i Sette Grandi, sarà fondamentale anche il ruolo del grande convitato di pietra del vertice, la Cina.

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