Charlie Chaplin, o se preferite Charlot. Il grande film “Tempi moderni”

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Charlie Chaplin, o se preferite Charlot. Il grande film “Tempi moderni”

Manuel M Buccarella

“Rimango solo una cosa, e una cosa sola — e questa è un pagliaccio. E mi pone su un piano molto più alto rispetto a qualsiasi politico.”

“Non smettere mai di sorridere, perché un giorno senza sorriso è un giorno perso”

Il 17 aprile 1889 nasceva a Walworth, Londra, Charlie Chaplin. Sir Charles Spencer Chaplin, noto come Charlie (Londra, 16 aprile 1889 – Corsier-sur-Vevey, 25 dicembre 1977), è stato un attore, comico, regista, sceneggiatore, compositore e produttore cinematografico britannico, autore di oltre novanta film e tra i più importanti e influenti cineasti del XX secolo. La fortuna ed al tempo stesso il graditissimo cliché del cinema di Charlie Chaplin si è costruito attorno alla figura del vagabondo, noto come Charlot, anche se nel suo repertorio non v’è traccia del personaggio denominato “Charlot”, che anzi non ha alcun nome, se non al più quello di “The Tramp”. La figura di Charlot è sapientemente scelta dal suo autore per rappresentare al meglio la condizione di alienazione dell’uomo moderno, schiacciato dal dominio delle macchine.

Quanto a personalità e carattere di Charlie Chaplin, si è da molti detto che in privato fosse una persona molto diversa da quella che appariva in pubblico, egocentrico, irascibile e donnaiolo. Fu descritto anche come un non buon padre.

“Modern Times” (Tempi Moderni)

Il 5 febbraio 1936 viene proiettato nelle sale cinematografiche americane il primo film sonoro della storia, “Modern Times”, scritto, diretto ed interpretato da Charlie Chaplin.

Si tratta di una pellicola consacrata alla storia di tutti i tempi non solo perché è il primo film sonoro, con tanto di voci e colonna sonora, dopo diversi anni di cinema muto, ma anche per i contenuti dal grande impatto sociale.

“Tempi moderni” è la storia di Charlot, un operaio della catena di montaggio di una fabbrica. Charlot è incaricato di mansioni avvilenti ed alienanti, di gesti ripetitivi, che condizionano negativamente la sua salute mentale. La pausa pranzo potrebbe concedere un momento di riposo per tutti i lavoratori della fabbrica, e tuttavia Charlot viene scelto per sperimentare la macchina automatica da alimentazione, che dovrebbe consentire di mangiare senza interrompere il lavoro. L’esperimento però gli causa parecchi danni dato che il marchingegno funziona assai male.

Le infinite ore di lavoro lo portano ad essere ossessionato al punto da immaginare che i bottoni della gonna indossata dalla segretaria siano bulloni da stringere. Egli perde così ogni controllo sulla propria mente, tanto da essere ricoverato per esaurimento nervoso.

Uscito dal sanatorio, in modi rocamboleschi Charlot riesce ad abbandonare l’alienazione della catena di montaggio, prima partecipando ad una manifestazione di disoccupati, poi ottenendo un impiego presso un cantiere navale. Fondamentale sarà il ruolo della monella, un’orfana interpretata da Paulette Godard, che accompagnerà Charlot nella parte più interessante, artistica ed allegra del film.

Il film termina con Charlot che salva la monella da due funzionari che vorrebbero riportarla in orfanotrofio. Le parole di Charlot, che le dice di sorridere, le infondono la fiducia e il coraggio per rialzarsi e incamminarsi insieme a lui, mano nella mano, lungo la strada che si apre tra gli spazi sconfinati, come a dire che con la voglia, la determinazione, l’amore ed un po’ di fortuna si possono incontrare libertà e felicità, mettendosi alle spalle una vita fatta di alienazione.

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