“La tecnologia 5G come arma di controllo – Effetti sulla salute”, seminario a Lecce al Museo Castromediano il 14 aprile.

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“La tecnologia 5G come arma di controllo – Effetti sulla salute”, seminario a Lecce al Museo Castromediano il 14 aprile.

Massimo Barbano

Quali effetti sulla salute umana, oltre che sull’ambiente e sulla fauna, può provocare l’innalzamento dei limiti di emissione delle antenne da 6 a 15V/m varato dal Governo Meloni e approvato dal Parlamento il 30 dicembre scorso? E soprattutto, quali sono i margini entro i quali i sindaci possono muoversi per chiedere garanzie ed eventualmente moratorie?

Se ne discute domenica 14 aprile nell’auditorium del museo Castromediano di Lecce in viale Gallipoli dalle 9.30 alle 13.30 nel corso del convegno organizzato dalla lista “Diritti e civiltà per Lecce” dal titolo “La tecnologia 5G come arma di controllo – Effetti sulla salute”. Interverranno il dottor Agostino Ciucci (Prerogative del sindaco in materia sanitaria e di tutela della salute),Ludovica Silvone (La geoingegneria è un’operazione militare), Roberto Nuzzo (Il sistema delle radiofrequenze del 5G), Ugo Lombardi (L’impatto del 5G sulla salute) e Sergio Martella (Il 5G come strategia di controllo biologico e cognitivo delle classi dominanti).

Ci sarebbero quindi delle armi a disposizione dei comuni per opporsi o quanto meno chiedere garanzie per limitare i danni di questo provvedimento. Ed in tal senso, “Diritti e civiltà per Lecce” sta raccogliendo le firme dei cittadini per chiedere al sindaco Carlo Salvemini di farsi portavoce di queste istanze. “In primo luogo – spiega il dottor Agostino Ciucci – vogliamo chiedere se, prima di procedere alla commercializzazione delle frequenze della telefonia mobile, il Governo italiano abbia chiesto il parere sanitario all’Istituto superiore di Sanità e all’Ispels, come da obbligo di legge. Il Parlamento ha motivato la decisione di innalzamento dei limiti di emissione con la scusa dell’adeguamento alle imposizioni europee, ma ciò è falso, poiché l’Unione Europea ha stabilito soltanto i limiti massimi di 61V/m come non superabili, senza fornire obblighi e prescrizioni riguardo l’innalzamento dei limiti attualmente in vigore negli stati membri. Peraltro – prosegue il dottor Ciucci – i limiti massimi previsti dall’UE sono stati definiti come valore precauzionale, ma soltanto in riferimento ai danni di tipo termico (aumento della temperatura dell’epidermide), senza alcun tipo di riferimento ai danni arrecabili al metabolismo cellulare, l’esistenza dei quali è invece stata confermata dagli studi effettuati presso l’istituto Ramazzini, già in presenza di emissioni a 25V/m. Inoltre, i Parlamentari che hanno votato l’aumento non hanno preso in considerazione l’indicazione dei Ministeri dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, dello Sviluppo Economico (oggi MIMIT), della Salute, dell’ISPRA, dell’Istituto Superiore di Sanità, della Fondazione Bordoni nonché dell’Arpa, che ritengono l’aumento dei limiti non necessario in ottica prudenziale, nel dubbio di effetti negativi di lungo periodo per la salute umana”.

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