LA LEGGE NON È UGUALE PER TUTTI

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LA LEGGE NON È UGUALE PER TUTTI

GIUSTIZIA ACERBA

Mauro Graziuso

Il caso sportivo più eclatante degli ultimi tempi, su cui si sta focalizzando l’attenzione di molti organi di stampa nelle settimane recenti, è sicuramente quello che ha visto protagonisti loro malgrado due difensori, rispettivamente dell’Inter e del Napoli: Francesco Acerbi e Juan Jesus. E’ il 17 marzo scorso, domenica, quando, durante una partita piuttosto tranquilla che sancisce quasi una sorta di passaggio del testimone tra i campioni d’Italia uscenti partenopei ed i prossimi campioni d’Italia nerazzurri, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, quando il cronometro indica il 57esimo minuto di gioco, i due avversari vengono a contatto e l’esperto difensore interista, rialzandosi da terra, si rivolge al collega con degli epiteti non proprio gentili. Ne segue un parapiglia, in cui il difensore brasiliano manda l’altro al tappeto con una spallata e a quel punto l’arbitro interviene per capire esattamente cosa stia accadendo e per placare gli animi irrimediabilmente tesi. Juan Jesus, molto arrabbiato, dice al direttore di gara, toccandosi più volte il braccio, che Acerbi poco prima lo ha insultato gravemente dicendogli: “Vai via ne**o di m***a, sei solo un ne**o”; mentre cerca di capire se dalla sala Var hanno inquadrato il momento e il labiale esatto del difensore lombardo, il signor La Penna chiama a sé i due litiganti e intima loro di stringersi la mano e di chiarirsi e Acerbi chiede più volte perdono, ma discolpandosi dalle accuse razziste. Dopo circa due minuti di pausa, la partita prosegue e, ironia della sorte, il Napoli pareggia il goal del vantaggio interista all’81’ grazie alla rete del giocatore carioca.

La questione, tuttavia, non finisce qui e, mentre nei talk-show sportivi i vari opinionisti esprimono i loro pareri discordanti, dai loro canali social le parti in causa si sfogano, raccontando la propria versione dei fatti.

Juan Jesus, sul suo profilo Instagram, ribadisce di essere stato denigrato per via del colore della pelle, ma sembra inizialmente accettare le scuse del rivale e sottolinea il fatto che in campo, trasportati dall’adrenalina, è difficile mantenere la calma e può sfuggire qualche parola di troppo. Dal canto suo, invece, Acerbi si difende, anche se si limita ad evidenziare di non essere un razzista.

Nel frattempo, arrivati alla sosta per le Nazionali, il C.T. dell’Italia Luciano Spalletti decide giustamente di rimandarlo immediatamente a casa, in attesa della decisione del giudice sportivo. L’arbitro, infatti, nel referto ha confermato che il difensore reduce dall’Europeo vinto nel 2021 ha proferito parole ingiuriose nei confronti dell’avversario.

Il 19 marzo, con un ritardo che fa storcere il naso, Acerbi esce allo scoperto e chiarisce il suo punto di vista, scrivendo sui social di essersi rivolto al giocatore della Seleção con un semplice: “Ti faccio nero”. Successivamente, la società che detiene il suo cartellino, oltre naturalmente a difenderlo, esprime solidarietà anche a Juan Jesus e fa sapere che, qualora dovesse essere confermata la matrice razzista della frase pronunciata dall’ex difensore della Lazio, non esiterà a prendere seri provvedimenti contro quest’ultimo.

Mentre nei primi giorni dopo l’accaduto si vocifera che il giocatore potrà subire anche una squalifica di 10 giornate, i giudici, ascoltate entrambe le versioni, clamorosamente decidono di, si può dire, non decidere: “salvano” entrambi perché affermano che sicuramente ci sono state parole forti, ma non c’è l’assoluta certezza del loro tenore razzista e dunque non squalificano nessuno.

Mentre dunque questa contesa si risolve “a tarallucci e vino”, viene spontaneo chiedersi com’è che nelle serie minori fossero state comminate in più di un’occasione, per situazioni analoghe e anzi con meno prove a disposizione, ben 10 giornate; valga per tutte il caso occorso nel 2021 a Santini, fermato per 10 turni, a causa di insulti razzisti rivolti a Mawuli durante la partita tra Padova e Sanbenedettese.

E che senso ha avuto allora togliere la squalifica a Lukaku durante la Coppa Italia della scorsa stagione, sol perché era stato provocato da alcuni beceri cori denigratori da parte di poche persone sugli spalti? Si vuol far passare l’idea che ci sono figli e figliastri? Con tutte le telecamere di cui sono dotati gli stadi, è mai possibile che si riesca a discernere cosa dice un numero esiguo di persone in mezzo ad una folla ma non si distingua l’esatto labiale di un singolo calciatore? A che pro l’assoluzione di Acerbi? Forse per salvaguardare una big della Serie A e la Nazionale? Sono soltanto di facciata le campagne antirazziste che periodicamente vengono organizzate dai vertici del calcio e dello sport?

A parer nostro, sarebbe stato opportuno decidere almeno per una giornata di squalifica nei confronti di Acerbi, anche per dare un segnale di coerenza e per non far passare il messaggio che puoi farla franca se sei un giocatore più famoso.

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2 thoughts on “LA LEGGE NON È UGUALE PER TUTTI

  1. Bell’articolo, interessante l’argomento e pertinenti le domande che vengono poste al mondo del calcio, ormai sempre meno “ingenuo” e “equidistante” e sempre più “calcolatore” e inficiato da tanti fattori extrasportivi.

  2. La faziosità e l’ipocrisia regnano sovrane in questa società, che impone con violenza i suoi stereotipi concettuali ed il politically correct comportamentale.
    In questo torrente di melma, ovviamente, ci sguazzano, a pieno titolo, anche i calciofili, che siano essi semplici tifosi, o, peggio, giornalisti sportivi.
    Il caso Santini è totalmente diverso dal caso Acerbi: in questo vi è uno straccio di prova, che invece, nell’altro c’era (prova testimoniale).
    La sentenza, pertanto, è giuridicamente ineccepibile.
    Risibile appare, poi, la soluzione che avrebbe fatto contento l’autore dell’articolo e cioè la squalifica per una giornata: se la sanzione prevista per comportamenti discriminatori è di minimo 10 giornate, non si può dare una giornata, giusto per accontentare gli animi antirazzisti più oltranzisti e di etichetta.

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