Mamma Rai e quell’eterna voglia di normalità. Proposto il daspo per gli artisti che parlano di politica sul palco

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Mamma Rai e quell’eterna voglia di normalità. Proposto il daspo per gli artisti che parlano di politica sul palco

Manuel M Buccarella

Che in Italia sia necessario un festival nazionale popolare ed una trasmissione ancor più nazional popolare come quella condotta da zia Mara Venier per discutere di fatti toccanti e di portata internazionale, spesso ampiamente ridimensionati dai telegiornali di regime, la dice lunga sulle condizioni di salute della “verità” nel nostro paese.

Onore allora al direttore artistico del Festival di Sanremo, Amadeus che, in una libertà di stampa da regime, ha concesso, senza tema di censura quanto meno preventiva, ai due brani di Ghali e Dargen D’Amico, di poter gareggiare con le loro profonde e dirompenti liriche. Il tentativo di censura è venuto dunque dopo, a voler stigmatizzare le parole del cantante Ghali, che già nell’ ultima serata del Festival aveva implorato “Stop al genocidio” . Qualcuno ha avuto da ridire non solo sulla parola “genocidio” in quanto non politicamente corretta e che non avrebbe senso rispetto alla strage del 7 ottobre, che solo quella sarebbe da ricordare, assieme al dramma dei prigionieri e delle loro famiglie. E così il becero burocrate di turno, l’ ineffabile Roberto Sergio, A.d. della Rai, dopo aver raccolto le proteste di Israele, ci ha tenuto a smorzare le esternazioni di Ghali, così apprezzate dall’opinione pubblica. La Rai è quanto dice il socio occulto con sede a Tel Aviv e le comunità ebraiche di casa nostra. Il bello è però che nelle piazze e nei social Ghali straccia il triste burocrate Rai.

La figuraccia della zia Mara nazionale con Dargen D’Amico è stata abissale, quando ha interrotto di sana pianta la sua replica ad un giornalista a proposito dell’ immigrazione. “Questa è una festa, non abbiamo tempo per parlare di queste cose”, ha detto la conduttrice.

Amadeus andando via ha creato tanto problemi al governo. Non so se voluti. Ora intanto il sottosegretario leghista Morelli agita il cappio del daspo contro gli artisti che sul palco parlino di politica. Che fascismo sia!

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