In questi giorni si è discusso molto nel paese, non senza polemiche, della decisione della Giunta comunale di Bologna di istituire il limite di 30 km/h non solo nelle vie del centro cittadino, ma più in generale sul 70% del percorso stradale urbano. A favore del provvedimento, ovviamente, ambientalisti ed associazioni di cittadini e ciclisti, che vedono così maggiormente tutelata la propria incolumità in città. Statisticamente infatti, velocità più moderate diminuiscono non solo il numero ma anche la gravità degli incidenti.
La “questione bolognese” in verità non riguarda solo la sicurezza ed in parte anche l’inquinamento atmosferico, ma si inscrive in una discussione su di una problematica più ampia: nel nostro Paese ci sono 684 automobili ogni 1.000 abitanti (neonati e ottuagenari inclusi), ben al di sopra della media Ue. Sono decenni che si interviene in giro per il mondo per togliere spazio urbano alle macchine. Problema altrettanto grave è che negli ultimi anni sono gradualmente aumentate le dimensioni delle auto sfornate dall’industria automobilistica (anche per le c.d. utilitarie), il che significa che le auto occupano sempre più spazio nelle strade, riservandone sempre meno a pedoni ed altri veicoli (cicli e motocicli inclusi). Questo significa che a volte si rende necessario ricoprire di asfalto sempre maggiori aree, con le conseguenze che ne derivano.
L’argomento qui accennato viene trattato in modo più dettagliato da Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano, in un interessante articolo a sua firma ospitato dalla rivista “Altreconomia” il 23 gennaio scorso (“Bologna città 30” e quella malattia italiana dell’eccesso d’uso dell’auto) che vi invitiamo caldamente a leggere per intero.