Manuel M Buccarella
“Perfect Days” è l’ ultima pellicola del grande, pluripremiato regista tedesco Wim Wenders. Il film, presentato al Festival di Cannes 2023, ha anche lì ottenuto un riconoscimento, quello come miglior attore per il giapponese Kōji Yakusho, anche produttore esecutivo del film.
Il film è ambientato a Tokyo, dove il protagonista è un modesto addetto di un’ impresa di pulizie di bagni pubblici che svolge una vita solitaria ed abitudinaria. Eppure Hirayama sorprende per la dedizione con la quale svolge la sua attività e, soprattutto, per le sue passioni, che ne fanno un insolito “intellettuale”, dalla fotografia in bianco e nero con una vecchia camera analogica alla lettura, alla collezione di cassette musicali di rock e soul occidentali anni sessanta e settanta.
Hirayama sorprende dunque per la sua semplice vita, per la routine dedicata alle sue giornate, spesso uguali ma non per questo tristi o noiose, come potrebbero essere anche quelle di molti di noi; per quella pacatezza e serenità interiore esaltate da pochi ed essenziali dialoghi e dal ricercato evitamento di opportunità di conflitto con il prossimo. Con il prossimo, alcuni comprimari della pellicola, si interseca in piccoli momenti il mondo autonomo di Hirayama con spicchi di mondo di quei comprimari, che si affidano alla sua saggezza ed autenticità.
Non è forse un caso che Wenders abbia voluto ambientare il film a Tokyo, metropoli ipermoderna ed ipertecnologica, cui si contrappone il modello di vita del protagonista, semplice, assai poco “moderno”, essenziale. Il film segna dunque il trionfo delle piccole cose rispetto alla modernità delle più aggiornate tecnologie, che sembra uccidere l’umanità ed i migliori rapporti umani. Come se fosse la tradizione, con i suoi utensili e la sua musica, a conservare il bello e l’ autentico, insieme alla natura.
