Il 28 dicembre 1962 si affacciava sul pianeta Terra il talento francese di Michel Petrucciani. Si affacciava in quanto la sua esistenza fu assolutamente breve, appena 36 anni (morì il 6 gennaio 1999). Eppure questo assai talentuoso pianista jazz, che incominciò a far parlare di sé già nell’ adolescenza,per quel suo modo personale ed imprevedibile di suonare la tastiera del pianoforte, per i suoi straordinari soli e per la sua originale improvvisazione, ha lasciato grandi solchi nella musica jazz del ventesimo secolo.
La sua esistenza fu contrassegnata da una grave patologia congenita. Petrucciani infatti era affetto da osteogenesi imperfetta, morbo congenito conosciuto anche come sindrome dalle ossa di vetro. Una malattia genetica che priva le ossa del calcio necessario per poter sostenere il peso del corpo e che impedisce la crescita: neppure un metro di statura per meno di trenta chili di peso. E così la breve esistenza di Michel fu costellata da continue fratture anche durante le sue esibizioni. Come quella volta in cui in un recital al Donizetti di Bergamo si spezzò il braccio destro.
Dopo un tour francese col sassofonista Lee Konitz, nel 1981 si trasferì a Big Sur, in California, dove venne scoperto dal sassofonista Charles Lloyd, che lo fece membro del suo quartetto per tre anni. Quest’ultima collaborazione gli fece guadagnare il prestigioso Prix d’Excellence. Lavorò anche con altri grandi musicisti come Dizzy Gillespie, Jim Hall, Wayne Shorter, Palle Daniellson, Eliot Zigmund, Eddie Gomez e Steve Gadd. Tra i numerosi riconoscimenti che Michel ha ricevuto durante la sua breve carriera, si possono ricordare: l’ambitissimo Django Reinhardt Award e la nomina di “miglior musicista jazz europeo” (da parte del Ministero della Cultura Italiano). Nel 1997 a Bologna, si esibì alla presenza di papa Giovanni Paolo II, in occasione del Congresso Eucaristico.