BIBI E L’ODORE DEI SOLDI

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BIBI E L’ODORE DEI SOLDI

Gabriele Marzano

La politica mediorientale non è facile da comprendere spesso per l’ infinito gioco di specchi di cui si compone. A volte per farlo può essere utile il vecchio adagio: “follow the money”, segui il denaro.
In un sito (www.memri.org/ ) noto al giornalismo d’inchiesta sulle notizie dal Vicino Oriente, si cominciano a pubblicare “carte” tenute sinora segrete dagli uffici governativi del Qatar. Questi nuovi “leaks” offrono alcune conferme, ma anche nuove domande. Soprattutto “nuove” coincidenze rispetto allo scoppio di una guerra come quella a Gaza, tra le più tristi e disumane degli ultimi decenni.
Il Qatar, lo sappiamo già, ricchissimo emirato poggiato su immensi giacimenti petroliferi, si ritaglia da anni un ruolo internazionale per vie più diverse. Promuove sé stesso come destinazione turistica nelle pubblicità occidentali. Fa lobbying in consessi di alto livello (vedi il Parlamento Europeo). Finanzia con ingenti flussi di denaro, un esteso numero di organizzazioni in giro per il mondo.
Fra queste vi è Hamas. I qatarini hanno sempre detto che le proprie donazioni sono destinate ad aiuto umanitario e sostegno agli abitanti della Striscia di Gaza. Ma da quando nel 2014, l’Autorità Palestinese di Mahmoud Abbas ha deciso di tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici operanti in quel territorio, i soldi del ricco emirato sono stati utilizzati per finanziare l’amministrazione della Striscia, in mano appunto ad Hamas. Quest’ultima del resto, sin dal 2012 ha stabilito a Doha i suoi uffici. È da lì, seduti su comodi divani, che i leader di Hamas invocano i loro concittadini al martirio.
Ma fin qui notizie arcinote.
Si sa anche che Benjamin Netanyahu in questi anni non si è mai opposto alle elargizioni del piccolo ma ricchissimo emirato. Anzi, in vari interventi pubblici il leader del Likud giustificava questi flussi di denaro come giusto soccorso umanitario alle popolazioni gazauite. In realtà, secondo i suoi oppositori, a Netanyahu la generosità di Doha faceva molto comodo. Il rafforzamento di Hamas è sempre stato per lui un modo per indebolire in modo speculare la leadership di Mahmoud Abbas, rimandando così alle calende greche il problema della creazione di un unico Stato palestinese.
Gli ultimi “leak” sono però nuovi. Essi parlano apertamente di due ingenti finanziamenti che il governo qatarino avrebbe concesso in questi anni direttamente a favore di Netanyahu e del suo partito. Nel 2012 15 milioni di dollari a lui personalmente e altri 5 milioni di dollari alla coalizione Likud-Israel Beiteinu. In entrambi i casi ufficialmente a sostegno della campagna elettorale del partito. Due lettere del 2018 riguardano una ulteriore sovvenzione di 50 milioni di dollari a Netanyahu sempre per lo stesso scopo. E’ proprio nel 2018 che Bibi autorizza pubblicamente le concessioni del Qatar a Gaza: tranches mensili di ben 25 milioni di dollari. Solo coincidenze?
Due ultime domande.
Da queste carte emerge ancora una volta il rapporto almeno ambiguo fra Netanyahu e Hamas sviluppatosi in questi anni e forse “cementato” dai finanziamenti del Qatar a favore di entrambi. Ma cosa è successo allora prima del 7 ottobre? Questi finanziamenti non sono bastati per tenere a bada le spinte terroristiche della controparte? O forse hanno dato troppo fastidio a qualcun altro?
E perché tutto questo sta emergendo oggi? Dei soldi qatarini a Netanyahu molti oppositori sospettavano già da anni. Ma perché proprio ora si rendono pubblici questi “leak”? Questi ultimi derivano, come si legge sul sito www.memri.org/ , dalle azioni di spionaggio informatico di un’organizzazione finanziata, fra gli altri, dagli Stati Uniti. Forse per questi ultimi, il ruolo di Netanyahu diventa sempre più scomodo dato che le sue decisioni stanno trascinando tutti in una guerra a rischio di essere fuori controllo nell’intero scacchiere mediorientale.

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