“C’è ancora domani”. Paola Cortellesi racconta la speranza di una vita nuova e diversa in un percorso di emancipazione femminile.

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“C’è ancora domani”. Paola Cortellesi racconta la speranza di una vita nuova e diversa in un percorso di emancipazione femminile.

Manuel M Buccarella

“C’è ancora domani”, di e con Paola Cortellesi, è la pellicola proiettata nelle sale cinematografiche italiane in questi giorni che più fa parlare di sé.

Ho visto il film, rigorosamente bianco e nero, mosso da curiosità e stima per la Cortellesi, e la visione non ha deluso né l’ una né l’altra.

Il film è ambientato in una Roma occupata dagli alleati a fine guerra mondiale, siamo dunque tra il 1945 ed il 1946. La condizione femminile è quella descritta nell’ opera cinematografica, grazie all’ efficace interpretazione della stessa Paola Cortellesi (Delia), la quale riveste esclusivamente i ruoli di moglie e madre, mentre il marito Ivano (Valerio Mastandrea ) è il capofamiglia. Ivano è un uomo di scarsa cultura, autoritario e manesco, che è uso picchiare la moglie quando le cose non vanno bene. Insomma il classico pater familias, figura largamente diffusa a quei tempi, così vicina a quella del pater familias del diritto romano, che aveva diritto di vita e di morte su moglie e figli e financo sui nipoti. La moglie e la figlia femmina, in quanto donne, non hanno praticamente voce in capitolo nel film della Cortellesi e qui siamo nella dura e cruda realtà. Per me questo è (neo)realismo; la Cortellesi descrive impietosamente e con momenti anche di comicità ed ironia, la situazione del momento. Il bello o il brutto , è che in alcune famiglie oggi non è cambiato nulla o è cambiato poco. La moglie, la fidanzata, la figlia femmina non contano nulla e restano di proprietà del maschio e ciò che il film racconta trova purtroppo una sponda anche nella realtà di oggi.

Ritornando alla trama del film, il fidanzamento della primogenita con un ragazzo proveniente dal ceto borghese, crea fermento in famiglia. Quando Delia riceve una misteriosa lettera, la donna è determinata a rovesciare i ruoli prestabiliti e riesce finalmente a immaginare un futuro migliore con quello che sarebbe dovuto essere il suo vero amore, il meccanico Nino (Vinicio Marchioni), che ha deciso di lasciare Roma per un futuro migliore nel Nord Italia. Alla fine però Delia, complice la morte inaspettata del suocero (Giorgio Colangeli), non riesce a coronare il sogno, frenata anche dall’ amore di mamma verso i suoi figli. La sua emancipazione però incomincia a realizzarsi partecipando al referendum costituzionale del 1946, che vede le donne esercitare il diritto di voto per la prima volta in Italia.

Il film è bellissimo. La conduzione e l’ interpretazione di Paola Cortellesi sono magistrali. Bellissima anche la descrizione della vita di quartiere, nel mercato ove si vive la vita sincera del popolo romano, del piccolo commercio che accompagna pure le confessioni tra donne, in particolare tra Delia e Marcella (Emanuela Fanelli), che raccoglie e condivide le aspirazioni dell’ amica.

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