Il Quoziente Intellettivo sta diminuendo negli ultimi vent’anni. Lo dice il manager Christophe Clavé. Ma non è solo colpa dei social.

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Il Quoziente Intellettivo sta diminuendo negli ultimi vent’anni. Lo dice il manager Christophe Clavé. Ma non è solo colpa dei social.

Sui social e non solo, circola un pensiero del manager svizzero Christophe Clavé, che riprende il risultato di alcuni studi che attesterebbero di una graduale riduzione del Quoziente Intellettivo negli ultimi vent’anni. In verità, tale dinamica si starebbe verificando già a partire dai nati dopo il 1975, dopo anni ed anni di costante aumento, dovuto a fattori come l’ istruzione, il linguaggio, il tenore di vita etc. Va da sé, comunque, che il quoziente intellettivo non è calcolabile univocamente e che vi è una pluralità di intelligenze. Molti hanno dato la principale colpa ai social…

Non era mai accaduto.
Da circa 10 anni i figli stanno crescendo meno intelligenti dei genitori. Mai successo prima.
«Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo nell’ultimo ventennio. Memoria e capacità di apprendimento. Una delle cause è l’impoverimento del linguaggio. (Non unica causa principale) Diversi studi (citati a fondo del testo) dimostrano infatti la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l’impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso. La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo. Meno parole e meno verbi coniugati, meno capacità di ricordare e memorizzare il passato, implicano meno capacità di esprimere poi le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero. Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall’incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole. Quando ti mancano le parole per spiegarti e per avere ragione … capita di ricorrere alla violenza fisica
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
La storia è ricca di esempi e molti libri (1984, di George Orwell; Fahrenheit 451, di Ray Bradbury) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari abbiano sempre ostacolato il pensiero attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole.
Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c’è pensiero senza parole.
Coloro che affermano la necessità di semplificare l’ortografia, sfrondare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.»
Christophe Clavé

Lo studio è stato condotto da due ricercatori del Centro Ragnar Frisch per la ricerca economica in Norvegia, Bernt Bratsberg e Ole Rogeberg, che hanno esaminato un ampio campione di dati del quoziente intellettivo di giovani militari in Norvegia, per un periodo di quasi 40 anni. I risultati sono pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America. Questo studio ha dato luogo al c.d. Effetto Flynn inverso, nel senso che, diversamente da quanto riscontrato nel novecento dai ricercatori, ove la somministrazione del test di intelligenza forniva un Q.I. crescente al passare delle generazioni (Effetto Flynn), i ricercatori norvegesi hanno riscontrato un fenomeno inverso, dovuto probabilmente a condizioni ambientali e di linguaggio differenti. Il fenomeno però ha avuto inizio già a partire dai nati nel 1976 che alla visita di leva non conoscevano però ancora internet ed i social.

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