Luciano Graziuso
E’ ormai trascorso più di un mese dall’inizio dell’orribile genocidio che Israele continua indisturbato a perpetrare nella striscia di Gaza, spalleggiato dal quasi totale menefreghismo dei leader politici delle “democrazie” europee e dall’appoggio degli Stati Uniti guidati da Biden (che a parole chiede a Netanyahu di fermarsi, ma nei fatti si rende complice della strage inviando armi allo stato ebraico e mettendo il veto ad una risoluzione ONU, avanzata dal presidente brasiliano Lula, che chiedeva un semplice “cessate il fuoco”).
Non accenna a fermarsi nemmeno la disinformazione messa in atto dal “mainstream” della grande maggioranza degli stati occidentali: dunque i vili bombardamenti di Israele in Palestina su obiettivi civili (ospedali, scuole, chiese ecc) vengono catalogati semplicemente come “raid”, le continue uccisioni di inermi cittadini palestinesi in Cisgiordania avvengono non a causa dei massacri commessi dall’esercito israeliano, ma in seguito a “scontri” tra di loro (…!) e così via. Chi, come il Segretario generale dell’ONU Guterres, ha definito Gaza “un cimitero di bambini”, viene subito attaccato da tutti i media. A differenza di quanto successo per l’attacco di Putin in Ucraina (non giustificabile, ma causato comunque da 20 anni di provocazioni ed uccisioni ai danni dei russofoni lì residenti), qui non vale il “mantra” dell’ “aggressore che ha sempre torto e dell’aggredito” e dunque nessun leader politico si indigna, propone sanzioni nei confronti di Israele e quant’altro. Lo Stato sionista, come se tutto questo non bastasse, sta pure attuando una spietata “caccia al giornalista”: i membri della stampa che senza paura raccontano la verità su quanto sta accadendo e/o i loro familiari vengono infatti uccisi senza alcuna pietà; è di pochi giorni fa infatti la triste notizia della morte dei 4 figli del fotoreporter Al-Aloul, che fa seguito all’uccisione, avvenuta il 25 ottobre scorso, dell’intera famiglia del suo collega Wael Al-Dahoud, senza dimenticare l’omicidio della giornalista di “Al-Jazeera” Abu Akleh” del 24 giugno scorso. Per dare l’idea dello spessore umano dello “schieramento” nel quale l’Italia, in buona compagnia, si colloca, basterà accennare ad alcune dichiarazioni rilasciate da vari personaggi di spicco in Israele. Maya Golan, un ministro: “Non me ne frega niente di Gaza. Possono andare tutti a buttarsi in mare”; Ezra Yachin, veterano dell’esercito: “Annientate le loro famiglie, le loro madri ed i loro bambini. Questi animali non meritano di vivere ancora”; Yoav Gallant, ministro della Difesa: “Niente elettricità, niente cibo e niente acqua… Stiamo combattendo contro degli animali, e stiamo agendo di conseguenza”; Tally Gotliv, politica del partito Likud: “Gaza deve essere rasa al suolo. Senza pietà”. Per finire Daniel Hagari, un portavoce dell’esercito, ha così risposto a chi chiedeva una maggiore “precisione” nei bombardamenti: “Stiamo sganciando centinaia di bombe. L’obiettivo è la distruzione, non l’accuratezza” (…!). Per fortuna anche nello stato ebraico, come nel resto d’Europa e degli Stati Uniti, c’è molta gente che la pensa diversamente. Una parte sempre maggiore della stampa è contraria agli attacchi in Palestina ed afferma che la politica portata avanti da Netanyahu è deleteria e non porterà a nulla di buono; anche un consistente numero di cittadini israeliani si oppone ormai al massacro, e vorrebbe anzi le dimissioni del proprio leader; per finire, anche una famosa cantante israeliana, Noa, si è schierata apertamente contro Netanyahu, definendolo “un criminale, ha le mani sporche di sangue”, e affermando che “dovrebbe dimettersi” poiché “è il responsabile di questa catastrofe umanitaria”. Che dire, forse c’è ancora speranza per il genere umano.
L’occidente complice del genocidio palestinese. I media nascondono la terribile verità .
Grazie, Luciano, per la tua continua attività di controinformazione!!
Ce n’è assolto bisogno!!!