La testimonianza di un riservista israeliano che ha scelto l’obiezione di coscienza nella guerra contro la Palestina.

0comments 2.72 mins read
La testimonianza di un riservista israeliano che ha scelto l’obiezione di coscienza nella guerra contro la Palestina.

Mi sono imbattuto negli scorsi giorni nel bellissimo blog dello scrittore, poeta, critico Franco Romanó (www.francoromano.it).

Gli articoli offrono ottimi spunti di riflessione. Ampio spazio è dedicato alla pace, alla pace nel tempo, come affrontata dalla storia e da diversi autori, come Simone Weil.

Oggi tuttavia non possiamo non occuparci del conflitto israelo-palestinese. L’ articolo pubblicato da Romanó coglie veramente nel segno, ospitando una vibrante obiezione di coscienza di un israeliano chiamato ad attaccare Gaza.

L’articolo si trova qui https://www.francoromano.it/category/maschio-guerriero/

ed è intitolato “QUALCOSA SI MUOVE IN ISRAELE E A WASHINGTON

Viene proposto il testo di una delle due sorprendenti lettere di un brigadiere israeliano riservista che ha optato per l’ obiezione di coscienza con riferimento alla guerra contro la Palestina. L’ ultima lettera è intitolata “Ora è il tempo della guerra, ma i palestinesi non sono il nemico”.

Mi rifiuto. Io, Nir Avishai Cohen, maggiore in Mill, numero personale 701874, ufficiale AGM della Brigata di fanteria, annuncio a malincuore il rifiuto. Mi rifiuto di continuare a servire nell’IDF, un esercito di un paese non democratico.

È importante per me sottolineare, non sono un volontario, servo in una riserva rispettosa della legge. Sono consapevole delle conseguenze che la mia dichiarazione può avere e sono pronto ad accettare con tutto il cuore, anche sedervi in galera. Un ordine di coscienza mi proibisce di far parte dell’esercito.

Più di chiunque altro oggi penso a mia nonna, Leah RIP, quella sopravvissuta ad Auschwitz ma tutta la sua famiglia è stata uccisa lì.

In questo giorno in cui annuncio il mio rifiuto di servire nell’esercito di un paese non democratico, penso a lei. La sua storia privata, che fa parte della storia nazionale del popolo ebraico, ci ha insegnato l’obbligo di rifiutare.

Non c’è una sola persona nel paese d’Israele che non sarebbe disposta a tornare nella macchina del tempo in Germania del 1933, un attimo dopo che aveva cessato di essere democratica, e urlare nelle mie orecchie tutti i soldati, che non gli è permesso servire l’esercito di un paese non democratico. Questo è un dovere rifiutare. Possiamo solo immaginare cosa sarebbe successo se nel 1933 decine di migliaia di ufficiali e soldati si fossero rifiutati di continuare a servire nell’esercito tedesco.

Così, molto prima che qualcuno pensasse che gli orrori di Auschwitz potessero accadere, i soldati hanno dovuto rifiutare.

Ho prestato servizio nell’IDF per 24 anni. Regolarmente come ufficiale di combattimento nella Golani, e successivamente in servizio di riserva come comandante di compagnia, Stato Maggiore Generale e ora come ufficiale di Divisione AGM. Ho rischiato la vita, ho perso i miei buoni amici. Vengo sempre quando mi chiamavano, per tutta la fede di non avere altro paese, che è mio dovere.

Sono stato chiamato ogni anno per decine di giorni di riserva, solo nell’ultimo anno ho scontato 41 giorni del genere. Giorni in cui ho lasciato la mia casa e tutte le mie occupazioni e ho dato il mio contributo alla difesa del paese.

Non è un segreto che da qualche anno ho avuto una critica acuta alle gesta di FDI nei territori occupati, ci ho anche scritto un libro. Ma nonostante questo ho deciso di continuare a servire. Vero, non nei territori occupati ma in difesa del confine meridionale e legittimo d’Israele. 

Hey, ciao 👋
Piacere di conoscerti.

Iscriviti per ricevere contenuti fantastici nella tua casella di posta, ogni mese.

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Hey, ciao 👋
Piacere di conoscerti.

Iscriviti per ricevere contenuti fantastici nella tua casella di posta, ogni mese.

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

One thought on “La testimonianza di un riservista israeliano che ha scelto l’obiezione di coscienza nella guerra contro la Palestina.

  1. Ogni tanto un po’ di sole nell’acqua gelida…meno male che anche un soldato israeliano si rende conto che il suo Paese si sta comportando come i nazisti un tempo o comunque che tutto è fuorché “democratico”. Non è democratico massacrare civili.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *