“Video Killed The Radio Star” dei Buggles in vetta alle classifiche di vendita dei 45 giri in Italia a fine marzo 1980. In verità si trattò di un successo planetario, con milioni di copie vendute in tutto il mondo.
La versione portata al successo dai Buggles è in verità una cover di un’incisione precedente. Nel 1979, stesso anno di pubblicazione del singolo dai Buggles, una versione diversa fu registrata da Bruce Woolley (autore del brano con Horn e Downes dei Buggles medesimi) e dal suo gruppo Camera Club (che comprendeva anche Thomas Dolby). Pubblicata nel ’79, “Video Killed the Radio Star” sul piano musicale è di fatto il capostipite degli ottanta, dei quali anticipa lo stile: elettronica, accenni di utilizzo del Wall of Sound (poi usato a piene mani per gli effetti sonori di tanti brani del decennio).
La canzone celebra con una certa malinconia il passaggio dal romanticismo della radio all’ immediatezza della televisione, tanto che le star delle trasmissioni radiofoniche, come la protagonista della canzone appunto, vengono rapidamente oscurate da quelle della tv. Una canzone che – forse al di là di ogni intenzione degli autori – ha costituito praticamente la porta d’ingresso verso un mondo dominato dal sintetizzatore. Questo pezzo è infatti da molti definito come un brano techno-pop ante litteram. Dopo la breve collaborazione con gli Yes, il tastierista Geoff Downes fonda il supergruppo degli Asia. La batteria è suonata da Warren Cann, co-fondatore e batterista del gruppo new-wave Ultravox.
I Buggles furono praticamente una meteora: dopo “The Age Of Plastic” del 1980, che contiene questo successo, un concept album pop basato sul tema fantascientifico della vita nel futuro, in un mondo dominato dalle tecnologie, dopo la breve collaborazione con gli Yes, pubblicheranno un secondo album per poi sciogliersi.
