LA GUERRA VISTA DALL’ITALIA: IL BILANCIO DI UN ANNO

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LA GUERRA VISTA DALL’ITALIA: IL BILANCIO DI UN ANNO

Luciano Graziuso

Ci siamo occupati, non molto tempo fa, di analizzare dettagliatamente le ragioni storiche che hanno determinato l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin. Ma come si è comportata la stampa italiana nel parlarci di questo conflitto? A distanza di 13 mesi, con ormai parecchi dati a nostra disposizione, cerchiamo di fare un bilancio su ciò che ci ha offerto l’informazione nostrana.

VISIONE DISTORTA E PARZIALE DELLA STORIA

Per quanto, come abbiamo ribadito nel precedente articolo su questa guerra, l’attacco all’Ucraina sia assolutamente da condannare, c’è prima di tutto da constatare una grave tendenza dei nostri mezzi d’informazione ad oscurare tutti i fatti avvenuti prima del fatidico ed ormai tristemente famoso 24 febbraio 2022. Non si è cercato minimamente, cioè, di fornire al popolo italiano una visione completa di ciò che ha portato all’attacco dello scorso anno, ma ci si è limitati alla semplicissima analisi dell’avvenimento più recente, facendo così apparire agli occhi di tutti il presidente russo Putin come il diavolo in persona (spesso paragonato addirittura ad Hitler…) ed il suo parigrado ucraino Zelensky come un eroe, con il principale scopo di giustificare l’invio (tra l’altro anticostituzionale) di armi all’Ucraina, e soprattutto le sanzioni nei confronti della Russia, mentre la nostra economia va sempre più a fondo e ci sarebbero tanti altri modi per investire meglio i nostri pochi soldi a disposizione. Aspetto ancora più inquietante, ogni qualvolta un giornalista onesto e/o studioso ha osato mettere in discussione la versione “politicamente corretta” del mainstream, è stato duramente attaccato e messo alla berlina, e addirittura nei primi mesi del conflitto uno dei quotidiani più importanti del Paese ha osato pubblicare in prima pagina nomi e foto di “filoputiniani”, cosa incredibile ed inaccettabile nella nostra tanto decantata democrazia.

L’INCREDIBILE SERIE DI FAKE NELLA NARRAZIONE DEI FATTI

Possiamo ben dire che, fin dai primi giorni di questa tragedia, i cittadini italiani sono stati letteralmente investiti da una serie innumerevole di notizie che poi puntualmente si rivelavano false: fra i tanti esempi che potremmo fare, alcuni sono sia assolutamente paradossali che talmente poco credibili da offendere l’intelligenza dei lettori e degli ascoltatori dei tg o dei talk-show offerti dalle varie tv, pubbliche e private. La Russia controllava la centrale nucleare di Zaporizhzhia e, se quest’ultima veniva bombardata, erano stati i russi a farlo (!!!); della stessa stupefacente gravità quanto ad alterazione dei fatti e totale assenza di logica, il gasdotto Nord-Stream , di fabbricazione russa nonché essenziale e preziosa fonte di guadagno per la fornitura di gas a molti Paesi europei, sarebbe stato sabotato e fatto saltare in aria dagli stessi proprietari (Sic!), il cui autolesionismo sarebbe stato prodigioso se qualche tempo dopo uno dei più prestigiosi giornali della stampa statunitense, il “New York Times”, non avesse dimostrato le responsabilità occidentali, precisamente di “gruppi filoucraini”, nel terribile attentato. Oltre a ciò, per far accettare dagli italiani le dure conseguenze economiche dell’appoggio concesso dal nostro Paese all’Ucraina, non è passato giorno in cui una specie di bombardamento mediatico investiva le menti di tutti noi con innumerevoli mantra, tra cui riportiamo i più martellanti e ricorrenti: “Le sanzioni funzionano”, “Putin è isolato e malato”, “Tutto il mondo è contro Putin”, “La Russia sta esaurendo le armi ed i soldati”, “Manca poco alla vittoria” etc. Altri aspetti di questa “comunicazione” quantomeno discutibile e in realtà effettivamente discussa anche da giornalisti molto affermati come Marco Travaglio ma non solo, sono vere e proprie menzogne e/o esagerazioni su atrocità commesse dai militari russi e silenzio o netto ridimensionamento di quanto commesso da quelli ucraini.

BASTA LA PAROLA

Come pure rientra in questo quadro l’insistenza su orribili crimini di guerra compiuti dal nemico per i quali, però, non si presenta nessuna prova che possa confermare quanto si va affermando; basta la parola. E a proposito di parole, c’è da dire che non si può fare a meno di notare un altro aspetto “interessante” di questa sporca guerra: l’uso dei termini è diventato più che mai di parte: le notizie che arrivano da Kiev sono prese per oro colato, mentre quelle che provengono da Mosca sono ignorate, diffuse pochissime volte e spesso con malcelata ironia oppure proprio ne si suggerisce la falsità con l’uso di un semplice verbo (“La Russia insinua…”).  Perfino il pontefice è incorso nella censura preventiva e pervasiva dei nostri media, perché hanno dato molto fastidio le sue parole equidistanti e pacifiste, specialmente quelle che han tuonato contro la costruzione, l’invio e l’uso delle armi, che alimentano inevitabilmente le morti, le sofferenze, i conflitti. Di sicuro, però, l’aspetto più inquietante di tutta questa atroce situazione che sembra precipitarci nostro malgrado ogni giorno di più verso una terza, catastrofica, guerra mondiale, è la mancanza assoluta di volontà di arrivare alla pace per vie diplomatiche, colloqui, dialogo. E sembra proprio il blocco occidentale il più ostinato nemico di trattative e tavoli di confronto; infatti nell’ottobre scorso Zelensky, che con Nato, Usa, Ue, Gran Bretagna, continuamente dichiara che vuole “solo vincere” la guerra, ha addirittura emesso un decreto che obbliga l’Ucraina, finché ci sarà lui al potere, a “non negoziare” con la Russia. 

ODIO ESAGERATO

Per concludere, mai come in questo conflitto si erano viste prese di posizione così estreme come l’ostracismo verso la cultura russa in tutte le sue forme (spettacoli cancellati, conferenze annullate etc.) e perfino l’estromissione di atleti e squadre russe addirittura da importanti competizioni internazionali, tutte cose che rivelano un livore ed un’avversione finora mai manifestatesi con tanta durezza e implacabile precisione verso uno Stato nemico. Se si fosse infatti usato lo stesso criterio e la stessa severità contro altre nazioni “macchiatesi” di consimili ostilità, avremmo dovuto vedere, per esempio, l’esclusione degli Stati Uniti da quasi tutti gli eventi sportivi degli ultimi 60 anni almeno.

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