“Fa più paura il pensiero umano che imita il modello binario dei computer che l’ intelligenza artificiale”, dice Federica Mormando.

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“Fa più paura il pensiero umano che imita il modello binario dei computer che l’ intelligenza artificiale”, dice Federica Mormando.

ma.bu.

La psichiatra e psicoterapeuta Federica Mormando avverte sui rapporti tra gli esseri umani e le macchine.

In un’intervista rilasciata ad “Avvenire” la psichiatra precisa che “non dovrebbe farci paura il fatto che le macchine stiano imitando il cervello umano quanto, piuttosto, che il cervello umano si stia plasmando sulle macchine. L’intelligenza artificiale è capace di generare testi, fotografie e video fittizi difficilmente distinguibili dalla realtà, ma l’inganno, se praticabile, è pericoloso solo in mancanza di pensiero critico. Il punto è proprio questo: il pensiero critico, come quello complesso, non vengono più esercitati. E di questo sì, dovremmo preoccuparci”.

“Siamo colpiti da una grandissima quantità di input che ci portano a sviluppare solo il pensiero binario, quello primitivo, tipico dei computer: sì-no, sì-no. La complessità è quasi insopportabile. La scuola propone spesso quiz a risposta multipla, il che esclude in partenza il pensiero elaborato, la dimensione creativa. Se tu vuoi offrire una soluzione che abbia delle varianti, che contempli il tuo punto di vista personale, la tua interpretazione, la tua originalità, sbagli. Insomma: se vuoi divertire la tua cultura e la tua intelligenza, non puoi farlo. È la logica dei giochi al computer: o vinci o perdi, A o B, codice binario. L’allenamento è solo alla velocità nella ripetizione. Oltretutto, come ha ottimamente spiegato Lamberto Maffei nel suo libro “Elogio della lentezza”, va considerato che le sollecitazioni imposte dai videogiochi hanno una velocità superiore a quella della trasmissione sinaptica, e quindi, di fatto, impediscono il pensiero naturale, che è un pensiero lento. Per inciso: le persone particolarmente dotate non hanno, nei test, un quoziente di velocità molto alto proprio perché, semplicemente, pensano. Prima di dare una risposta, pensano.”

La psichiatra spiega inoltre che la velocità di risposta negli ultimi anni sta rendendo a sostituire l’intelligenza tradizionalmente intesa: WhatsApp, Messenger, SMS, email richiedono risposte praticamente immediate. Da qualche anno vi è dunque una crescente “robotizzazione dell’umano” – siamo costantemente chiamati anche a capire e ad adattarci alle nuove App, agli aggiornamenti informatici – per cui la velocità di reazione è considerata estremamente importante e “ha assunto un suo specifico valore nelle valutazioni del Q.I.”

Ci sono evidenti conseguenze sulle nuove generazioni. “C’è un peggioramento generale – dice la Mormando – che registro quotidianamente nei bambini che vengono qui (nello studio di psicoterapia ndr). E non solo attraverso i test del Q.I., i cui risultati stanno calando. Hanno difficoltà nella comprensione del testo, ma anche del parlato. Ascoltano le parole, ma se tu chiedi: lo sai cosa significa questo? Ti rispondono di no. E se domandi perché non ti hanno chiesto il significato di quella parola, ti guardano ammutoliti. Hanno sempre meno curiosità. E curiosità non è il banale perché-perché-perché? Curiosità è l’entusiasmo della scoperta, una spinta profonda che si educa, come la libera iniziativa, la ricerca. È un esercizio che non si fa più, in nessun contesto, educativo o professionale che sia. Devi rispondere ai quiz, reagire a un post dopo aver letto due righe di un argomento. Punto. Inoltre, molto materiale di apprendimento è in formato video, se possibile breve. Tutto è bidimensionale. Non c’è interazione. Non c’è più il concetto della fatica, dello sforzo necessari per raggiungere un risultato. E non c’è allenamento alla concentrazione. Piuttosto il contrario: si esercita la non-concentrazione, l’abilità di rispondere a stimoli multipli contemporaneamente. L’unico ambito in cui vedo un costante esercizio alla concentrazione e alla fatica è lo sport agonistico, ma tutto è finalizzato a una specifica performance.”

Quanto all’ intelligenza artificiale ed al suo ruolo, la psichiatra afferma che essa può essere “artificialmente perfetta”, ma se si sa ragionare con la propria testa, con riferimenti e valori ben consolidati, si hanno tutte le armi per affrontarla. “Anche Internet, strumento preziosissimo, può essere pericoloso. Anche gli influencer possono essere pericolosi. Anche i social, e ne abbiamo purtroppo conferme tragiche in questi giorni. Ma il problema, come detto, sta a monte.”

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