“Sovente, per diletto, i marinai catturano degli albatri,grandi uccelli marini che seguono, indolenti compagni di viaggio, il bastimento scivolante sopra gli abissi amari. Appena li hanno deposti sulle tavole, questi re dell’azzurro, goffi e vergognosi, miseramente trascinano ai loro fianchi le grandi,candide ali, quasi fossero remi”.(Charles Baudelaire, L’albatro).
Il 31 agosto 1867, a 46 anni moriva il grande poeta e scrittore (e molto altro) Charles Baudelaire, autore, tra l’altro, de “I fiori del Male”. “Spleen”, “L’uomo e il mare”. Autore decadente, genio sregolato, lontano dallo stereotipo del poeta romantico, Baudelaire rimarcò il ruolo dell’intelligenza e della ragione nella creazione artistica, convinto che gli uomini vivono in uno stato d’angoscia, perché non riescono a realizzarsi.Un vero e proprio stato di malessere fisico e psicologico, di scontento misto a inquietudine, che prende il nome di Spleen, che va di pari passo con l’Ennui, la noia, contrapposta alla “passione” dei romantici.Secondo Baudelaire, a quella angoscia si deve rispondere con il dandismo, corrente di pensiero secondo cui l’uomo è rivolto alla ricerca dell’estetismo a qualsiasi livello, allontanandosi dal brutto e banale della realtá quotidiana.