La mozione del Senato italiano sull”holodomor come genocidio del popolo ucraino”. Perché Italia e Zelensky strumentalizzano la situazione.

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La mozione del Senato italiano sull”holodomor come genocidio del popolo ucraino”. Perché Italia e Zelensky strumentalizzano la situazione.

Piergiorgio Buccarella

Il Senato italiano ha riconosciuto l’Holodomor come genocidio del popolo ucraino. La mozione vincola il nostro Paese «a promuovere in Italia e all’estero la consapevolezza e il ricordo di questa tragedia».

Palazzo Madama, nel testo, identifica la «carestia deliberata» provocata dalle autorità dell’Urss nel 1932-1933 e del «dittatore sovietico Stalin». Passata alla Storia come «Holodomor», che significa «morte per fame», “ha causato un numero di vittime enorme, compreso dalle stime tra i sette e i dieci milioni”. C’è poi un importante equiparazione: tra il tentativo di novant’anni fa di annientamento e quello lanciato il 24 febbraio 2022 con l’operazione militare speciale russa.

Si legge nella mozione: «Il biennio 2022-2023 segna il 90° anniversario dell’Holodomor, in un momento storico in cui il popolo ucraino patisce le sofferenze della guerra di aggressione scatenata dalla Federazione russa, di cui parte della classe dirigente non ha mai reciso del tutto i legami con il passato sovietico e persegue un disegno imperiale ed egemonico volto ad estendere la sfera d’influenza russa su diversi territori precedentemente appartenenti all’ex Unione sovietica, in particolare l’Ucraina».

Il voto di ieri è stato elogiato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un tweet: «Accogliamo con favore la decisione del Senato italiano di riconoscere l’Holodomor degli anni 1932-1933 come genocidio del popolo ucraino. Nel 90° anniversario dell’Holodomor, questo passo dimostra che ci sarà giustizia per le vittime passate e presenti del regime del Cremlino!»

Come andarono realmente le cose? Ecco perché il Senato italiano e Zelensky cadono in una volgare strumentalizzazione

Non vi fu assolutamente nessun intento e nessuna attuazione genocidiaria russa nei confronti degli ucraini, nè tantomeno intenti genocidari da parte della leadership sovietica(composta non solamente da russi ,che erano il 20%, ma da tutte le nazionalità delle Repubbliche). Già questo è fondamentale per contrastare la retorica dell’ultranazionalismo ucraino. Nonostante ciò tutta la questione della Grande Carestia Sovietica del 32-33(carestia avvenuta nel contesto della collettivizzazione forzata staliniana e nella repressione dei proprietari agrari,noti come Kulaki)è abbastanza complessa e non va analizzata solamente dando tutte le responsabilità ai Comunisti ed all’ideologia comunista sovietica. Innanzitutto all’epoca in URSS vi fu un certo dibattito sulle politiche economiche da attuare, ed è un errore dire che Stalin, certamente un despota a cui va riconosciuta solamente la conduzione della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica ed alcuni aspetti dell’industrializzazione del Paese, agisse in esatta continuità con quello che diceva e faceva Lenin.

Innanzitutto è necessario partire dai numeri, in quanto essi sono enormemente gonfiati a fini propagandistici e tra l’altro tra i primi a gonfiare enormemente il numero delle cifre, prese poi dai nazionalisti ucraini, furono proprio gli invasori nazisti. È spesso comune vulgata affermare che solamente in Ucraina a causa della carestia vi siano stati 6 -7milioni di morti; il premier di estrema destra ucraino Yushenko parlò addirittura di 10 milioni, ma queste sono delle falsità. Si potrebbe innanzitutto citare lo stesso Istituto di Demografia e Ricerca Sociale dell’Accademia Ucraina delle Scienze, non certo fonte filorussa o filosovietica, che parla di 3-4 milioni in Ucraina,numero sicuramente alto ma certamente di molto inferiore alle stime dei nazionalisti.

Secondariamente, diverse fonti molto accreditate come la francese INED(Istituto Nazionale degli Studi Demografici), calcolano un eccesso di mortalità tra il 1932 ed il 1933 di 2-2,2 milioni di persone in Ucraina, considerando il fatto che ad influire particolarmente su questi numeri fu anche una spaventosa epidemia di tifo presente nella repubblica sovietica in quel periodo. Fonti come la rivista russa Ekspert calcolano i morti per la carestia in tutta l’URSS(che si ebbe oltre che in Ucraina in Kazakistan, Bielorussia, Caucaso settentrionale, regione del Volga, Urali meridionali, Siberia occidentale)come circa 4,5 milioni, ma le stime sui morti totali sono incerte e variano da fonte a fonte arrivando da un minimo di 2 milioni(improbabile) fino a, se si usano le cifre più alte, ad un massimo di 7-8 milioni in tutto il Paese. Pertanto le vittime in Ucraina, considerando anche una grande incidenza di una forte epidemia di tifo, si aggirano tra i 2-3 milioni. Ebbero anche una grandissima importanza nello sviluppo di questa carestia la siccità ed i conseguenti cattivi raccolti che incisero molto, e soprattutto i continui ed enormi sabotaggi da parte dei ricchi kulaki, che spesso andavano a rubare dalle fattorie della povera gente attirandosi giustamente la loro ira.

La storica americana Anne Applebaum, fervente anticomunista e majdanista sponsorizzata da cupole quali il Council on Foreign Relations (associata al clan Rockefeller) e National Endowment for Democracy (legata alla CIA) e moglie dell’ex Ministro degli esteri polacco Radislav Sikorsky (antirusso), afferma che “l’OGPU (polizia segreta sovietica dal 1922 al 34, ndr) aveva continuato a riferire di furti sempre più numerosi ai danni di ferrovie, negozi, imprese e, soprattutto, fattorie collettive”. E commenta in modo stupefacente: “Non c’era da sorprendersi: spesso i lavoratori delle fattorie collettive (come gli operai delle fabbriche) avevano l’impressione che ciò che apparteneva allo Stato non appartenesse a nessuno e, quindi, che non ci fosse niente di male a impossessarsene” (235). E ancora: “Nessuno, rubando beni collettivi, si sentiva minimamente colpevole” (316).

Era intervenuta tuttavia la legge del 7 agosto 1932 a punire severamente furti e danneggiamenti della proprietà sociale, di stato, cooperativa e colcosiana. E sempre la Applebaum riferisce di folle inferocite contro i ladri, al punto di linciarli (318).

Evidentemente non a tutti i contadini sfuggiva che rubare alla fattoria collettiva non era rubare a nessuno, ma a tutti loro!Se si vedono i dati, si può anche riscontrare che milioni e milioni di cavalli ed in generale bestiame ed animali da soma vennero macellati dai Kulaki(fra il 1928 e il 1933 il numero di capi di bestiame e cavalli diminuì in URSS di circa la metà. I maiali calarono da 26 a 12 milioni, pecore e capre da 146 a 50 milioni”,Applebaum) che oltre a ciò nascosero tonnellate di cibo e sabotarono costantemente l’operato del governo sovietico nella già difficile situazione agraria, portando ad un clima di similguerra civile in Ucraina.

Detto ciò si cita sempre la Carestia del 32-33 ma non si dice mai che nell’Impero Russo vi erano costantemente, in una situazione certamente più favorevole rispetto a quella sovietica, carestie ogni anno, le cui vittime si contano sui milioni come quelle del 1873, 1880, 1883, 1891, 1892, 1897, 1898, 1901, 1905, 1906, 1907, 1908, 1911, 1913. Nessuno parla di genocidio dell’Impero Russo o di fallimento totale dell’utopia sanguinaria imperiale russa. Sull’URSS si può dire di tutto ma è indubbio che poi risolse definitivamente il problema delle frequentissime carestie, industrializzando e sviluppando pesantemente tutto il Paese. È anche ben poco noto il fatto che negli stessi anni in cui si stava verificando la Carestia nell’Ucraina sovietica, anche nella parte occidentale del Paese occupata dai polacchi(e non solo, anche da rumeni e cecoslovacchi) si pativa in maniera incredibile la fame, con sì in questo caso misure razziste da parte delle istituzioni, come la politica di “polacchizzazione” dell’Ucraina Occidentale e, cose mai avvenute in URSS, l’emergere di leggi discriminanti con misure economiche, sociali, amministrative, culturali e linguistiche, proibendo, ad esempio, ai contadini ucraini di etnia Hutsul persino la silvicoltura, la raccolta e il commercio o altre attività forestali, che costituivano l’unico loro mezzo di sostentamento. Gli stessi giornali locali polacchi documentavano la situazione di carestia estrema presente nelle regioni abitate da ucraini di etnia Hutsul, con giornali che riferivano nel 1932 dell’88,6% delle fattorie della Regione Hutsul in stato di carestia. Anche la situazione nella Bucovina,Galizia e Transcarpazia era pessima. Eppure qui si trattava di governi nazionalisti che non applicavano certo politiche comuniste.

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