Ben 22 contratti collettivi nazionali firmati da CGIL,CISL e UIL sotto i 9 euro lordi ad ora!

0comments 3.3 mins read
Ben 22 contratti collettivi nazionali firmati da CGIL,CISL e UIL sotto i 9 euro lordi ad ora! foto IPP/imagostock/balasco Napoli 21/03/2022 conferenza stampa dell associazione Libera per promuovere la XXVII Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie nella foto : Maurizio landini segretario della CGIL warning avaialble only for italian market

Manuel M Buccarella

Oltre un terzo dei 61 principali contratti collettivi nazionali firmati da Cgil, Cisl e Uil prevede minimi retributivi sotto i 9 euro all’ora. E la stima è ampiamente per difetto visto che nel calcolo sono considerati anche i ratei di tredicesima ed eventuale quattordicesima e il Tfr, elementi del trattamento economico complessivo esclusi dalla soglia prevista nella proposta di legge di Pd, M5s, Alleanza Verdi – Sinistra Italiana e Azione recententemente depositata.

È quanto emerge da uno studio della Fondazione dei Consulenti del Lavoro. Lo studio puntava a dimostrare come un minimo legale sia “inutile e forse dannoso” ai fini del recupero del potere d’acquisto delle buste paga, ma alla fine il report medesimo ha dimostrato come ben 22 contratti collettivi nazionali di categoria vadano ben al di sotto, quanto alla paga oraria, dei margini offerti dalla proposta di legge. Va detto che il governo ha in questi mostrato una disponibilità “a prendere in considerazione” l’argomento.

Invece che dimostrare la funzione di tutela della contrattazione collettiva, il rapporto della Fondazione dei Consulenti del Lavoro mette in luce come decine di ccnl firmati dalle sigle comparativamente più rappresentative abbiano retribuzioni orarie di partenza decisamente basse: 22 sui 61 selezionati, applicati in totale a 2 milioni di lavoratori, sono sotto i 9 euro. E il minimo effettivo in busta è ben più basso, visto che si tratta di cifre “gonfiate” dai ratei di mensilità aggiuntiva e di Tfr.

Il contratto collettivo di Uneba per i dipendenti del settore socio-assistenziale (comunità di accoglienza, rsa, centri per persone con disabilità), che copre oltre 160mila lavoratori, ha un minimo di 8,6 euro tutto compreso, per una cifra mensile di poco più di 1.100 euro. Si ferma a 8,9 euro la retribuzione minima oraria del contratto delle aziende di gestione aeroportuale, così come quella degli autoferrotranvieri del trasporto pubblico locale, dei dipendenti di società dei servizi ambientali e di quelle delle pmi della comunicazione e dell’informatica. Per i lavoratori delle cooperative del settore socio sanitario (in tutto oltre 300mila) e dei servizi di pulizia e servizi integrati (altrettanti), così come nella grafica e nel settore pelli, si scende a 8,8, mentre nel tessile abbigliamento il minimo è 8,7. In cooperative e consorzi agricoli la base è di 8,4 euro l’ora. Centri benessere e di estetica o piercing offrono, in base al ccnl firmato da Cna e Confartigianato con i confederali, 8,3 euro lordi all’ora. Gli addetti all’industria delle calzature non vanno oltre i 7,9 euro di minimo. Il ccnl unico dell’industria armatoriale, quello del vetro e quello degli operai agricoli e florovivaisti sono ancora più avari: 7,6 ,7,1 e 7 euro rispettivamente.

“Esistono poi contratti collettivi comparativamente più rappresentativi, come il Ccnl Vigilanza Privata, che hanno minimi retributivi inferiori”, ammette la Fondazione, evocando il contratto dichiarato anticostituzionale in Cassazione e di recente rinnovato con un misero aumento di pochi centesimi all’ora. Da notare che i 38 contratti, tra quelli selezionati, che prevedono soglie minime superiori ai 9 euro, finirebbero probabilmente in buona parte per ricadere sotto la soglia se nei 9 euro lordi non si contassero anche il Tfr, la tredicesima e la quattordicesima mensilità.

Resta ora da vedere se l’apertura della premier a un confronto si rivelerà reale. I punti su cui discutere nel merito non mancano. A partire dal livello a cui eventualmente fissare il minimo, dalle eventuali eccezioni settoriali o per età e dalla reale opportunità che lo Stato riconosca un aiuto pubblico alle imprese in vista dell’adeguamento al minimo, come previsto nella proposta di legge delle opposizioni. Di sicuro un minimo legale sarebbe solo il primo passo per affrontare l’emergenza del lavoro povero. Che dipende in maniera determinante dal part time involontario e dal peso dei contratti pirata, in apparenza del tutto minoritari ma solo perché i datori possono comunicare all’Inps l’adozione del contratto principale per poi applicare un altro peggiorativo. Con il risultato che l’effettività dei minimi contrattuali è assai relativa. Altrimenti non si spiegherebbe come 3 milioni di lavoratori, secondo l’Istat, abbiano una retribuzione oraria sotto i 9 euro lordi.

Hey, ciao 👋
Piacere di conoscerti.

Iscriviti per ricevere contenuti fantastici nella tua casella di posta, ogni mese.

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Hey, ciao 👋
Piacere di conoscerti.

Iscriviti per ricevere contenuti fantastici nella tua casella di posta, ogni mese.

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *