ANALOGIE E DIFFERENZE TRA LE VICENDE DI BEPPE GRILLO ED IGNAZIO LA RUSSA

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ANALOGIE E DIFFERENZE TRA LE VICENDE DI BEPPE GRILLO ED IGNAZIO LA RUSSA

DUE STUPRI E DUE MISURE

Luciano Graziuso

Beppe Grillo ed Ignazio La Russa, due uomini politici con idee a dir poco opposte, sono stati accomunati da un fatto molto spiacevole: entrambi i loro figli sono stati denunciati per stupro; le analogie però terminano qui, perché i ragazzi, pur avendo (presumibilmente, in attesa del processo) commesso lo stesso reato, hanno incredibilmente fatto scaturire delle reazioni molto diverse dal mondo della stampa e della politica…

IL CASO DEL FIGLIO DI BEPPE GRILLO

Ciro Grillo, il cui processo è cominciato circa un anno fa, è imputato assieme a tre suoi amici per violenza sessuale commessa nel 2019 ai danni di due amiche. Ebbene, a partire dall’aprile del 2021 partì, dalla stragrande maggioranza delle tv e dei giornali nostrani che si occupavano di questa vicenda, una gogna mediatica senza precedenti: tutti avevano praticamente già decretato la colpevolezza dell’imputato prima ancora dell’inizio del processo; anche il padre Beppe, intervenuto in sua difesa, fu subito duramente attaccato per questo motivo sia da vari giornalisti che da molti politici. Pure il mondo della politica infatti, quasi all’unanimità, si scagliò immediatamente contro suo figlio, non appena la notizia diventò di dominio pubblico; non si possono dimenticare in particolare le dichiarazioni di Vittorio Sgarbi nell’affrontare questo tema, emblematiche per far comprendere bene il clima che si respirava: “Il figlio ringrazi suo padre per la condanna che avrà” … “

Saranno condannati (Ciro ed i suoi amici, ndr) sia che siano colpevoli, come io credo, sia che siano stati travolti da una situazione equivoca, come dice Grillo. Non esiste alcuna possibilità che siano assolti”. Insomma, per fortuna del ragazzo, Sgarbi ed i tanti altri che la pensavano come lui hanno scelto di diventare politici o giornalisti e non giudici, altrimenti lo avrebbero già rinchiuso in un carcere di massima sicurezza ed avrebbero buttato la chiave.

IL CASO DEL FIGLIO DI IGNAZIO LA RUSSA Leonardo La Russa è stato denunciato per stupro pochi giorni fa da una ragazza 22enne, che sarà ascoltata dai pm in questi giorni. Ma, a differenza del suo “collega” Ciro, pur essendo accusato di fatto dello stesso crimine, è stato più “fortunato” per quanto riguarda il trattamento riservatogli dalla quasi totalità dei politici e dei giornalisti. La gran parte della stampa, infatti, che non perse occasione due anni fa di scagliarsi subito a prescindere contro il figlio di Beppe, non soltanto ha preso immediatamente le difese del figlio di Ignazio, ma in molti casi ha addirittura gettato fango sulla presunta vittima, già considerata una bugiarda e soprattutto additata come cocainomane. L’esempio più calzante di quanto detto ci giunge proprio ieri ed è rappresentato da un articolo del giornalista di “Libero” Filippo Facci, il quale, parlando del fatto in questione, tra le altre cose scrive: “Una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa…”.

Il presidente del Senato, come già aveva fatto il padre di Ciro, è prontamente intervenuto in difesa del suo ragazzo (permettendosi anche di insinuare sospetti malevoli e disdicevoli nei confronti della presunta vittima), ma anche in questo caso, invece di quanto successe nei confronti di Grillo, le reazioni sono state nettamente più benevole, perlopiù di silenzio oppure addirittura di comprensione nei suoi confronti (“E’ un padre…”, precise parole della ministra della Famiglia Eugenia Maria Roccella). Per restare sempre nel mondo della politica, stride in particolare il comportamento della premier Meloni e della sua coalizione, rimasta completamente muta in questa occasione, a differenza di quanto decise di fare nel 2021, quando non risparmiò feroci invettive.

Soltanto pochissime voci fuori dal coro, come quelle di Elly Schlein e del “Fatto Quotidiano”, sono intervenute per contrastare questo modo di agire e difendere la ragazza, almeno dall’abietta insinuazione di dire il falso sol perché avrebbe presentato la denuncia dopo più di un mese. Nessun rispetto per le donne, indignazione del mondo femminile, delle femministe italiane, in un Paese in cui si ammazza il “gentil sesso” con una cadenza impressionante che si può paragonare solo alle morti che avvengono sul luogo di lavoro. Davanti a tanta impudenza, la dichiarazione del padre della ragazza: ”Mia figlia è devastata”. No comment, la parola a chi legge.

GIUSTIZIALISMO E GARANTISMO

E’ un Paese ben strano il nostro e purtroppo sembra diventarlo sempre più: assistiamo, senza che nessuno o quasi lo faccia notare, a una farsa che ha il sapore della tragedia e perciò non ci permette di riderne. I cosiddetti “garantisti” lo sono solo con i propri sodali, ma non perdono mai nessuna occasione per scagliarsi contro i cosiddetti “giustizialisti” se accade che qualcuno di loro sia anche solo “indagato”.

Un “modus operandi” che funziona a orologeria o, meglio, a convenienza tutta politica e a vantaggio delle oligarchie e consorterie del potere; una vergogna tutta italiana possibile e avallata e favorita dal monopolio dell’informazione e di tutto il mondo della comunicazione che è in mano ad una sola parte della nazione. “Povera Patria” cantava il grande Battiato; certo, povera lei e poveri noi, che assistiamo all’umiliazione di sentenze assolutorie in favore di potenti e impopolari e assurde (“Sì, il reato c’era, ma era tenue!!!!!”), mentre si attaccano i giudici che sarebbero “di sinistra”!!!; che siamo giornalmente costretti a subire la violenza delle menzogne presentate come verità, al rovesciamento della realtà, al perfetto ribaltamento dei fatti.

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