Manuel M Buccarella
“Negli ultimi 20 anni sono stati tagliati 40 miliardi alla sanità pubblica, al ministro della Salute abbiamo detto che vogliamo cambiare strada. È ora di dire basta. Ci siamo stancati. Basta ai tagli sulla sanità, alle liste d’attesa infinite, alla precarietà. È ora di cambiare”. L’attacco di Maurizio Landini, segretario della Cgil, viene dal palco di piazza del Popolo, tappa finale della manifestazione di ieri a Roma «Insieme per la Costituzione. Articolo 32 Salute diritto fondamentale delle persone e delle comunità».
I numeri più precisi sono però pubblicati in uno studio dettagliato della Fondazione Gimbe sul decennio 2010-2019. Secondo il report Gimbe, Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze, negli ultimi 10 anni i fondi alla sanità pubblica hanno subito dei tagli per 37 miliardi di euro. Peggio di noi solo Grecia, Spagna e Portogallo.
Dal centro sinistra c’è chi chiede un rapido utilizzo dei fondi del Pnrr riservati alla sanità ma va detto che lo stesso governo Draghi ha destinato alla sanità e ad istruzione e ricerca ruolo e fondi inferiori rispetto ad altri settori, come per esempio la digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Come volevasi dimostrare…
Ad ogni buon conto lo stesso governo Meloni prevede nel Def 2023 tagli alla sanità per tre miliardi di euro (dal 6.9 al 6.7% del Pil), che saranno confermati anzi accentuati negli anni a venire (dal 6.7 al 6.2 %). Insomma la sanità, quella pubblica in particolare, continua ad interessare sempre meno le scelte della politica nostrana. Meglio, semmai, continuare ad armarsi ed a spendere denari pubblici per la guerra dell’Ucraina…
