Ombre sul Tribunale civile di Lecce. La posizione del giudice Silvestrini.

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Ombre sul Tribunale civile di Lecce. La posizione del giudice Silvestrini.

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Negli scandali che hanno coinvolto il Tribunale di Lecce, con gli arresti domiciliari per il giudice Pietro Errede e per tre consulenti del Tribunale, tra cui il commercialista Massimo Bellantone, spunta anche il nome del giudice Alessandro Silvestrini, attualmente presidente della sezione fallimentare presso il tribunale del capoluogo salentino.

Il nome di Silvestrini, per cui la Procura di Potenza pure aveva chiesto gli arresti domiciliari per corruzione in atti giudiziari, negati dal gup Salvatore Pignata, è emerso in verità per un altro filone di indagine.

Silvestrini era in corsa per la presidenza del Tribunale di Lecce. Secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Lecce, Silvestrini avrebbe affidato numerosi incarichi al commercialista Massimo Bellantone (finito ai domiciliari per altri due episodi) in cambio dell’interessamento di quest’ultimo per «una attività di sponsorizzazione» politica, proprio ai fini della nomina a presidente del Tribunale. Un’attività che avrebbe coinvolto i vertici locali e nazionali della Lega.

Le indagini hanno accertato che nel maggio 2022, poche settimane dopo il voto in Quinta commissione del Csm in cui Silvestrini aveva preso tre voti contro i due del collega Tanisi, Bellantone parlava con il giudice delle sue strategie per sensibilizzare i vertici della Lega: «Bellantone, evidentemente parlando sul solco di precedenti intese – secondo il gip -, entrava direttamente nel vivo della questione specificando di avere già in serata un appuntamento (evidentemente a Roma) per parlare con il capo della segreteria di Salvini onde sensibilizzarlo sulla questione “Silvestrini” per poi cercare di fissare la mattina seguente un incontro con l’onorevole Salvini Matteo in persona, mentre evocava il canale “Casalino” da contattare attraverso Simone Acquaviva». Le indagini hanno evidenziato che il giorno successivo a questa conversazione Bellantone è effettivamente stato a Roma, ma non ci sono conferme sul fatto che abbia effettivamente raggiunto gli interlocutori nominati: né Salvini né Rocco Casalino, all’epoca stretto collaboratore dell’ex premier Giuseppe Conte. «Da evidenziare – scrive infatti il Gip – come dai tabulati del traffico telefonico non risultino contatti fra il Bellantone ed i politici indicati nelle conversazioni».

Agli atti delle indagini c’è anche la testimonianza di Giancarlo Mazzotta, ex sindaco di Carmiano, che nella sua veste di imprenditore sarebbe stato in qualche modo costretto a nominare Bellantone, oltre che a pagare per un Rolex asseritamente richiesto dal giudice Errede. «Lo stesso Bellantone – dice Mazzotta – mi chiese di sollecitare i miei amici di Forza Italia per sostenere al Csm il Silvestrini in corsa per la presidenza del Tribunale di Lecce. Ciò avvenne nel corso o dopo la vicenda Rolex quindi nella tarda primavera o all’inizio dell’estate del 2022 . Io per non indispettirlo dissi che “avrei visto”. Ma ovviamente non feci nulla. Ricordo che Bellantone era molto bene informato in quanto mi disse che avrei dovuto attivarmi per fare giungere questa sollecitazione all’avvocato Cerabona e Lanzi del Csm eletti su proposta di Forza Italia».

Alla fine dunque il Gup non ha concesso gli arresti in quanto gli incarichi erano troppo datati rispetto alla presunta promessa e che di fatto non vi sarebbero prove concrete di un interessamento efficace ai fini della nomina da parte del Csm. Va da sé che lo stato di indagato di Silvestrini non consente al momento la sua candidatura.

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