Stati Uniti a rischio default.

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Stati Uniti a rischio default.
Allarme lanciato dal segretario al tesoro Janet Yellen

Manuel M Buccarella

Stati Uniti a rischio default. Si diceva, all’indomani delle prime sanzioni irrogate alla Russia a causa dell’invasione dell’Ucraina, che il paese guidato da Putin sarebbe presto collassato. Qualcuno addirittura pronosticava che la Russia sarebbe andata in default nel giro di un mese. E invece …

Le sanzioni economiche non hanno affossato l’economia russa e il Pil del Paese quest’anno potrebbe addirittura crescere. È quanto emerge dall’ultima previsione del Fondo monetario internazionale che ha rivisto le stime di gennaio, già positive per il 0,3%, portandole fino allo 0,7% in più rispetto all’anno passato. Se confermato, il dato si attesterebbe su un valore maggiore a quello di molti Paesi europei. Va detto però che secondo alcuni osservatori la scarsa trasparenza da parte della banca centrale russa nel mettere a disposizione i dati degli ultimi mesi potrebbe occultare una decrescita comunque modesta.

Stati Uniti a rischio default. L’allarme della Yellen.

Gli Stati Uniti potrebbero dichiarare il default giovedì 1 giugno. L’allarme viene dalla segretaria al Tesoro statunitense, Janet Yellen, che ha scritto una lettera al Congresso– la seconda, dopo la prima inviata già il 1 maggio – chiedendo che si sblocchino i lavori parlamentari per alzare il tetto del debito. In caso contrario, il paese rischia il default, con dure conseguenze per consumatori ed imprese. Il default degli Stati Uniti avrebbe non solo conseguenze interne ma anche internazionali, sui mercati come sulle economie di tanti paesi al mondo.

Si tratta di un limite formale: “Stimiamo ancora che il Tesoro probabilmente non sarà più in grado di soddisfare tutti gli obblighi del governo se il Congresso non agirà per alzare o sospendere il limite del debito entro l’inizio di giugno, e potenzialmente già entro il 1 giugno”, ha scritto la Yellen, già governatore della banca centrale, la Fed, dal 2014 al 2018.

Il tetto del debito è la cifra massima che il governo può prendere in prestito, per legge. Regolarmente, il Congresso deve votare per alzare questa soglia, oppure per sospenderla temporaneamente. In questo modo, il governo è autorizzato a prendere nuovo denaro in prestito, sia per pagare i debiti precedenti, sia per portare avanti tutte le spese necessarie alla gestione del Paese.

A rischio pensioni e stipendi e pagamento degli interessi sui titoli di Stato.

Il tempo a disposizione è veramente poco, anche perché non vi è concordia e diversi tentativi sono falliti. Repubblicani e democratici si trovano bloccati in una trattativa che va avanti da settimane senza esito. Attualmente il tetto è fissato a 31.400 miliardi di dollari, ed è dall’inizio dell’anno – a gennaio il limite è stato raggiunto – che l’esecutivo di Biden ricorre a misure contabili “straordinarie” per non sforare.

Il voto sul tetto del debito avviene a intervalli più o meno regolari, dato che le amministrazioni degli Stati Uniti spendono più di quanto incassano (il debito pubblico è aumentato di 7.800 miliardi di dollari sotto l’amministrazione di Donald Trump). Ora, però,il presidente repubblicano della Camera, Kevin McCarthy, ha affermato: “Non siamo vicini a una conclusione” delle trattative. Da una parte, infatti, i repubblicani chiedono che ci siano forti tagli alla spesa pubblica per accordare il loro voto. Una condizione respinta dai democratici, che a loro volta propongono misure di contenimento fiscale che non soddisfano i repubblicani. Secondo McCarthy, anche le riunioni degli staff “non sono per nulla produttive”.

La segretaria del Tesoro Yellen dice che già dal 1 giugno le casse dello Stato potrebbero trovarsi senza liquidità, e senza la possibilità di prendere altro denaro in prestito per rispettare il tetto del debito. Da quel momento, sarà questione “di giorni o di settimane” prima che anche le manovre contabili speciali messe in atto fino a quel momento si esauriscano e il governo sia paralizzato. La prossima settimana la segretaria darà un nuovo aggiornamento al Congresso.

Tra le misure che verrebbero sospese in caso di default ci sarebbero il pagamento del credito d’imposta per le famiglie con figli a 30 milioni di nuclei familiari, e un ritardo nell’erogazione delle pensioni e delle misure di assistenza sociale per 50 milioni di anziani. In più, un default significherebbe anche che gli Stati Uniti non sono in grado di pagare i propri debiti, cosa che potrebbe avere un effetto estremamente negativo sui mercati finanziari.

In un video condiviso sui social, lo stesso presidente Biden ha lanciato l’allarme: “L’America non può dichiarare default. Se lo facessimo, sarebbe catastrofico. Sarebbe devastante per gli Stati Uniti e, francamente, per tutto il mondo. Ci sarebbe una recessione, tutto cambierebbe. Avrebbe davvero un impatto profondo sul modo in cui viviamo le nostre vite. Ci troveremmo a non essere più visti come leader economici del mondo, e non possiamo lasciare che succeda. È inconcepibile. Nessuna persona seria, in nessuno dei due partiti, ha mai pensato che questa fosse un’opzione”. Nel frattempo però proprio Biden ha destinato circa 150 miliardi di dollari in poco più di un anno all'”impresa” dell’Ucraina. Record storico!

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