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Il testamento di Tito.

Manuel M Buccarella

Il 4 maggio 1980 si spegneva in una clinica di Lubiana Josip Broz meglio noto come Tito. Il Maresciallo, che condusse una guerra partigiana jugoslava vittoriosa contro il nazifascismo, fu alla guida della Repubblica Federativa Socialista Jugoslava e della Lega dei Comunisti jugoslavi dalla fondazione fino alla sua morte, sotto il motto “Fratellanza ed Unità”.

Avrebbe compiuto 88 anni tre giorni dopo. Tito, persona assai intelligente ed astuta, ha raccolto intorno alla sua figura luci ed ombre, queste ultime soprattutto ad opera dei detrattori. Ebbe il merito di condurre la resistenza, con i suoi partigiani comunisti, in maniera sufficientemente autonoma rispetto agli Alleati e soprattutto all’Unione Sovietica, il che gli consentì di sottrarsi alla dipendenza dall’Urss di Stalin, con cui ruppe nel 1948.

I rapporti con Stalin e Goli Otok

Nel 1948 la Jugoslavia e Tito vengono espulsi dal Cominform in quanto si sottraggono all’ordine di Stalin di rispettare il nuovo ordine maturato nella Conferenza di Yalta del 1945, che prevedeva una Jugoslavia controllata dagli Alleati (Usa e Regno Unito) e non indipendente e neutrale, come voleva Tito e come fu. Il maresciallo subì 5 attentati da parte di sicari inviati da Stalin, puntualmente sventati. Dopo i vari attentati e l’espulsione dal Cominform, incominciò la repressione, durata 6 anni, dal ’48 al ’54, contro i nemici interni al partito di fede stalinista e contro in genere chi manifestasse simpatie per l’Urss e si opponesse al nuovo regime. Nacque così nell’isola di Goli Otok un campo di concentramento che in 6 anni accolse migliaia di detenuti (ne morirono alcune centinaia). Una pagina triste della storia della Jugoslavia.

L’autogestione

Nel 1950 Tito ed i suoi lanciano l’autogestione dei lavoratori, la via jugoslava al socialismo, che prevede una diffusa proprietà collettiva e gestione diretta delle aziende pubbliche e non solo da parte dei lavoratori. È la democrazia nel lavoro. Il modello ebbe un discreto successo, anche se in alcuni casi l’eccessiva presenza e controllo del partito nelle fabbriche e nei posti di lavoro ridimensionò la sua portata innovativa.

Il movimento dei Paesi non allineati

Tito assume un ruolo di statista di rango internazionale quando fonda nel 1955, assieme a Nehru (India) e Nasser (Egitto), il movimento dei Paesi non allineati, la cui prima conferenza sarà proprio a Belgrado nel 1961. Si tratta di centinaia di paesi che intendono essere neutrali, senza schierarsi con i due blocchi, condannando il neo colonialismo, l’imperialismo e la guerra. Tito sfiorò per questa attività il Premio Nobel per la Pace.

Un padre della patria inizialmente autoritario, nel tempo i suoi poteri furono trasferiti al governo ed alle repubbliche che componevano la Federazione. Un presidente amatissimo dal popolo jugoslavo, che riuscì a tenere insieme un popolo diviso.

Le luci, alla fine, prevalgono sulle ombre.

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