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Autonomia differenziata: cosa prevede il ddl Calderoli passato ieri in Senato.

Dai rapporti internazionali alla protezione civile, dall’energia alla tutela della salute, dalla ricerca scientifica all’ambiente, dalle casse di risparmio agli aeroporti alla previdenza complementare all’ambiente sono ben 20 le materie oggi di legislazione concorrente (cioè, di comune competenza di Stato centrale e Regioni) che in base al progetto di legge sull’autonomia differenziata approvato ieri al Senato, potranno passare integralmente alle regioni.

Anche altre tre materie oggi di competenza solo centrale – l’organizzazione della giustizia di pace, le norme generali sull’istruzione, la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali- potrebbero essere decentrate se la riforma verrà approvata.

I Lep (Livelli essenziali delle prestazioni)

Un punto fondamentale della legge, voluto in particolare dai partner di maggioranza più sensibili all’unità nazionale (Fdi e Forza Italia ) stabilisce che l’attribuzione di ulteriore autonomia alle Regioni è consentita subordinatamente alla determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni previsti dalla Costituzione (Lep) e riguardanti tutte le Regioni del Paese. Dovrà quindi essere stabilito il livello minimo di servizi da rendere al cittadino in maniera uniforme in tutto il territorio, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Inoltre, per evitare squilibri economici fra le Regioni che aderiscono all’autonomia e quelle che non lo fanno, il disegno prevede misure perequative, cioè risorse aggiuntive anche per chi non chiede maggiore autonomia. La garanzia assicurata da Lep uguali per tutti sulla carta dovrebbe garantire l’uniformità dei servizi offerti ai cittadini da Nord a Sud. Ma nella pratica molto dipenderà dai finanziamenti che lo Stato centrale potrà mettere a disposizione per far convergere le prestazioni, oggi molto differenziate, verso lo stesso livello. Il timore è che le regioni del sud ed i loro cittadini rimarranno ancora più indietro rispetto al nord.

È stata prevista allo scopo una Cabina di regia, nominata da una Commissione specifica per la definizione dei Lep guidata dall’ex presidente della Consulta Sabino Cassese e che ha avuto abbandoni eccellenti lungo il suo percorso. «Non si può pensare che da un giorno all’altro i Lep vengano assicurati – ha osservato lo stesso Cassese, che pure non è contrario alla legge – perché per assicurarli occorre che siano accompagnati da cifre. Occorre prevedere un quadro pluriennale così che quelle risorse vadano a colmare le lacune riscontrate».

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