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Leonardo Sciascia

“Noi siamo quel che facciamo. Le intenzioni, specialmente se buone, e i rimorsi, specialmente se giusti, ognuno, dentro di sé, può giocarseli come vuole, fino alla disintegrazione, alla follia. Ma un fatto è un fatto: non ha contraddizioni, non ha ambiguità, non contiene il diverso e il contrario.”(da “Candido. Ovvero un sogno fatto in Sicilia”, Leonardo Sciascia).

L’8 gennaio 1921 a Racalbuto (AG) nasceva Leonardo Sciascia, scrittore, giornalista, saggista, poeta, uno dei più importanti intellettuali italiani ed europei del XX secolo. Si ispira a Pirandello ed alla sua commedia. Nelle sue opere prevale un approccio fondamentalmente pessimista anche se ispirato al razionalismo illuminista, temperato da un innato umorismo.

Nel 1961 Sciascia comincia a dedicarsi a quello che diverrà il tema prevalente nella sua produzione letteraria: il genere “giallo”. In Sciascia però, questo genere acquista un carattere di denuncia etica e sociale. Lo scrittore è infatti maggiormente interessato alla descrizione delle cause economiche e sociali che si annidano dietro ai delitti, piuttosto che alla risoluzione degli enigmi stessi. Così si susseguono romanzi che consolidano la fama dello scrittore agrigentino: Il giorno della civetta (1961), A ciascuno il suo (1966), Il contesto (1971), Todo modo (1974), Il cavaliere e la morte (1988) e Una storia semplice (1989), da cui spesso sono tratti film di pari successo. Tra i saggi “L’ affaire Moro”.

È impegnato come giornalista ma anche politicamente, prima nel Partito Comunista Italiano, poi con i Radicali, con i quali sarà eletto in Parlamento dal 1979 al 1983. Muore a Palermo nel 1989.

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