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Charles Mingus, genio della scena jazz e pioniere del free jazz

SWITZERLAND - JULY 20: MONTREUX JAZZ FESTIVAL Jazz musician Charles Mingus, Bass player Charlie Mingus performing on stage. (Photo by David Redfern/Redferns)

Manuel M Buccarella

Il 5 gennaio 1979 moriva a Cuernavaca, Messico a soli 56 anni il grande Charles Mingus. Era nato il 22 aprile 1922 a Nogales in Arizona. Charles Mingus, contrabbassista, pianista e compositore statunitense, è stato uno dei più attivi e geniali della scena musicale jazz, be bop e poi del free jazz. Riuscì così a conquistare un ampio pubblico internazionale con la sua sperimentazione e le sue grandi collaborazioni (Bill Evans, Danny Richmond etc.).

È stato uno dei protagonisti del movimento bebop accanto a Charlie Parker, Dizzy Gillespie e Miles Davis. In seguito diede vita a un proprio stile originale che fondeva la tradizione dello swing con il gospel, il blues e la musica classica europea, e anticipava il free jazz.Tra i suoi dischi più celebri: “Pithecanthropus Erectus” (1956), “Blues and Roots”(1958), “Mingus Ah Um”(1959), “The Black Saint and the Sinner Lady” (1963), “Let My Children Hear Music” (1972).

Uno degli album più belli e rappresentativi è sicuramente “The Black Saint and the Singer Lady”, una pietra miliare del jazz contemporaneo e soprattutto di quello che viene definito free jazz. È un album composto di un’unica suite ripartita in quattro pezzi, ove l’autore interpreta la lotta ed il travaglio continuo del popolo afroamericano. L’album è spesso indicato da musicisti e critici jazz come uno dei due massimi capolavori di Mingus (l’altro è “Mingus Ah Um”) e viene frequentemente posizionato nelle posizioni più alte delle classifiche dei migliori album jazz di tutti i tempi.

Nel 2021 Richard Cook e Brian Morton, autori di The Penguin Guide to Jazz, assegnano al disco il massimo dei voti, quattro stellette su quattro. Steve Huey di allMusic diede a The Black Saint and the Sinner Lady cinque stelle su cinque descrivendo come l’album fosse a suo parere “uno dei maggiori traguardi professionali in fatto di orchestrazione, mai raggiunti da qualsiasi compositore nella storia del jazz”. Il critico musicale italo-americano Piero Scaruffi ha definito l’album “uno dei capolavori della musica del ventesimo secolo”.

Da quest’ album proponiamo “Solo Dancer”, suite ambiziosa e canto doloroso ma composto.

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