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Monte dei Paschi, l’ agenzia di rating Fitch aumenta di due notch il rating, dopo gli ottimi risultati del 2022 e dei primi nove mesi 2023.

Fitch Ratings ha migliorato i rating di Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS) con un rialzo di 2 notch, portando il LongTerm Issuer Default Rating (“IDR”) a “BB” da “B+”, e il Viability Rating (“VR”) a “bb” da “b+”. L’upgrade, secondo Fitch, riflette il “successo del processo di ristrutturazione”, che ha consentito alla Banca di ricostituire in modo strutturale solidi buffer di capitale e di rafforzare la redditività operativa.

Il rialzo del rating – si legge nella nota riflette anche la “stabilità della base dei depositi, oltre alla capacità di accedere al mercato delle obbligazioni istituzionali dopo un periodo di assenza”.

Negli scorsi giorni Rocca Salimbeni ha presentato i conti della terza trimestrale, dunque dei conti al 30 settembre 2023, con numeri egregi ed al di sopra delle aspettative.

Nei primi tre trimestri del 2023 il Monte dei Paschi di Siena ha realizzato infatti un margine di intermediazione primario pari a 2,67 miliardi di euro, in aumento del 27,8% rispetto ai 2,09 miliardi ottenuti nei primi nove mesi dell’esercizio precedente. Il margine di interesse è risultato pari a 1,69 miliardi di euro, in crescita del 62,7% rispetto agli 1,04 miliardi dello stesso periodo del 2022. La crescita è stata guidata prevalentemente dal maggior contributo del comparto commerciale, grazie ai maggiori interessi attivi sugli impieghi generati dalla crescita dei tassi di interesse, oltre che dalla maggiore contribuzione del portafoglio titoli. Di conseguenza, i ricavi complessivi sono saliti a 2,8 miliardi di euro, in aumento del 22,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.Il risultato operativo netto è balzato a 1,14 miliardi di euro, rispetto ai 360,5 milioni contabilizzati nei primi nove mesi dello scorso anno, nonostante un leggera flessione nel 3° trimestre.

La banca è inoltre uscita fortemente patrimonializzata: al 30 settembre 2023 il Common Equity Tier 1 Ratio si era attestato al 16,0% (rispetto al 16,6% di fine 2022), mentre il Total Capital Ratio era risultato pari al 19,5%, che si confronta con il valore del 20,5% registrato a fine 2022. Il management ha precisato che questi coefficienti non includono l’utile di periodo; includendo l’utile del 3° trimestre 2023, il Common Equity Tier 1 ratio si è attestato a 16,7% e il Total Capital ratio al 20,2%.Sempre a fine settembre 2023 il patrimonio netto di MPS e di pertinenza di terzi risultava pari a circa 8,8 miliardi di euro, in aumento di 0,9 miliardi di euro rispetto al 31 dicembre 2022 principalmente per effetto del risultato positivo registrato nei primi nove mesi dell’anno.

Forte dei risultati del 2022 e dei parziali del 2023, la banca dopo diversi anni ha ripristinato un piano incentivante per i dipendenti.

Le opzioni dell’ azionista di Stato

Il Mef, azionista di maggioranza della banca con circa il 64%, come noto vorrebbe collocare sul mercato in tempi brevi una quota compresa tra il 10 ed il 15 percento del capitale, che le consentirebbe comunque di conservare il controllo sull’azienda. Gli accordi con la Bce prevedono ad ogni modo la definitiva uscita dello Stato entro il 31 dicembre 2024. Il governo in carica, che predilige una soluzione di sistema con la creazione di un terzo polo bancario italiano, non ha al momento trovato banche italiane interessate. Non si sa cosa potrebbe accadere in futuro: difficile almeno per ora l’ acquisto da parte di una banca straniera, che potrebbe essere avversato proprio dalla politica nazionale, vista la generale permeabilità della gestione delle banche italiane alla politica stessa. Non si potrebbe escludere del tutto una soluzione che confermi, dopo l’ alienazione del 10-15% delle quote, il controllo governativo. La piena nazionalizzazione con il coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti non dovrebbe essere, sulle prime, un’ opzione sul tavolo di Palazzo Chigi.

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