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Cisgiordania, Gaza, tanti i fronti .

Ieri i palestinesi sono scesi nelle strade della città occupata di Ramallah, in Cisgiordania, per esprimere la loro opposizione al genocidio di Israele a Gaza. Le proteste fanno eco all’appello internazionale di Gaza all’azione contro i bombardamenti continui di Israele. I palestinesi di tutta la Cisgiordania hanno tenuto uno sciopero generale il 1° novembre per protestare contro la guerra genocida di Israele contro Gaza, la sua violenta oppressione dei palestinesi nella Cisgiordania occupata e l’inerzia dell’Autorità Palestinese (ANP).

Negozi, banche e università in Cisgiordania e Gerusalemme Est sono stati tutti chiusi. Nell’ambito dello sciopero ci sono stati anche appelli a “intensificare il confronto con l’occupazione […] in difesa del popolo palestinese”, hanno riferito le agenzie di stampa locali.

Ieri mattina almeno tre palestinesi sono stati uccisi in un brutale raid israeliano nel campo profughi di Jenin, e durante la giornata oltre 65 palestinesi sono stati detenuti in tutta la Cisgiordania dalle truppe israeliane, tra cui due importanti leader di Fatah.

Con il numero di palestinesi uccisi dalle truppe e dai coloni israeliani in Cisgiordania dal 7 ottobre che è salito ad almeno 122, e il numero di palestinesi nelle carceri israeliane è aumentato da circa 5.200 a oltre 10.000, la Cisgiordania è emersa come un altro fronte nella guerra genocida di Israele contro i palestinesi. Gruppi armati continuano quotidianamente a ingaggiare le truppe israeliane in feroci scontri in varie città della Cisgiordania.

L’esercito israeliano continua a prendere di mira Gaza City, cinta d’assedio su tre diversi fronti. Diversi i morti nell’ esercito israeliano, gli ostaggi non sarebbero esentati dai colpi, tanto che si parla di una cinquantina di morti.

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