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FUGA DI CERVELLI

L’ITALIA NON E’ UN PAESE PER GIOVANI

Luciano Graziuso

Gli ultimi dati sull’emigrazione di giovani laureati all’estero confermano quello che già si sapeva: il nostro Paese non offre nulla neanche alle migliori intelligenze che forma; oltre alle risorse spese per la loro istruzione, perdiamo anche il prezioso contributo che esse potrebbero dare ad una collettività che avrebbe più che mai bisogno di nuove idee, nuove risposte ai problemi che un presente complesso pone.

Già lo sappiamo, manchiamo di senso di appartenenza, di coesione sociale, di unità territoriale e culturale; non è confortante registrare che l’8% dei nostri laureati, e soprattutto l’eccellenza fra questi, si reca all’estero per cercarvi un soddisfacente futuro. In fuga dall’Italia, quindi, specialmente dal Nord, coloro che non ritengono il nostro un sistema meritocratico e purtroppo quest’ultimo lo trovano fuori dai confini nazionali.

La perdita dei migliori “cervelli” costa all’Italia almeno l’1% del Pil ed è costituita anche da laureati meridionali che hanno già cercato nelle regioni settentrionali condizioni più prestigiose di collocazione professionale e, non trovandone neanche lì, hanno tentato la via dell’espatrio. Altri giovani laureati del Sud, invece, tentano direttamente la via dell’esodo, oppure si “accontentano” di quello che trovano al Nord pur di restare nel Paese, perché sono già fuggiti dalle loro radici e ora ricoprono ruoli molto migliori che nel Mezzogiorno.

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