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La sfida dei BRICS al mondo occidentale

Fabrizio Pezzani

Professore ordinario di Economia Aziendale presso l’Università L. Bocconi.

Interessante articolo pubblicato su Teleborsa.it il 26 settembre 2023

BRICS è un raggruppamento delle economie mondiali emergenti, l’acronimo comprende il Brasile, la Russia, l’India la Cina ed il Sudafrica aggiunto nel 2010 agli altri; questi paesi rappresentano l’economia emergente ed antagonista di quella dei paesi occidentali. Nell’ultima riunione dei BRICS in Sudafrica si sono aggiunti a partire dal 2024 ed entreranno a fare parte dell’unione l’Arabia Saudita, l’Argentina, l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti, l’Etiopia e l’Iran che diventeranno membri effettivi dal 1° gennaio 2024. All’Unione vi è già una fila di paesi richiedenti l’ammissione che può portare il gruppo ad un numero di abitanti vicino ai 5 miliardi che possono rappresentare quasi il 60% del totale degli 8 miliardi di abitanti del pianeta mentre il G7 rappresenta circa 1 miliardo e 200 milioni di persone che sono il 12% del totale rispetto agli 8 miliardi che abitano il pianeta. I BRICS allargati hanno un PIL che si avvicina al 35% del PIL globale mentre il G7 ha il 30% dello stesso PIL; da notare che il sorpasso si è realizzato in un tempo relativamente breve a dimostrazione della velocità del processo di aggregazione dei BRICS.

L’obiettivo dei BRICS è quello di una riduzione del potere dell’occidente a livello globale, siamo arrivati a questo confronto a causa di politiche sbagliate dell’occidente nei confronti dei paesi emergenti; queste politiche sono sempre state dettate dal principio dell’egemonia sia bellica che finanziaria che hanno visto i paesi emergenti come un vassallaggio senza possibilità di replica o ad un colonialismo di vecchia data come la Francia in Africa. Lo stesso uso della finanza e del dollaro come strumenti impropri di guerra hanno finito di indebolire i paesi sottomessi fino ad un punto di scontro per l’evidente impossibilità di continuare a vivere in una sudditanza senza futuro e dando luogo a migrazioni epocali.

L’occidente si dimostra debole ed in declino, incapace di trovare al suo interno un sistema di governance che renda più autonoma l’Europa e meno passivamente dipendente da quelle politiche degli Usa di cui paghiamo le conseguenze su tutti gli aspetti in modo deplorevole. Gli Usa sono alle prese con un debito “monstre” che li divora dall’interno avendo sposato una politica finanziaria senza discussioni di sorta che li ha spinti ad una stampa infinita di carta moneta che li sta affogando ed a delocalizzare le attività manifatturiere di cui sono ora privi, ma sono queste che generano PIL e lavoro. Poi hanno usato senza scrupoli un dollaro che ha vissuto di un potere, come moneta di riserva globale, che sta perdendo a scapito di altre monete locali ed in particolare per il diretto attacco dei BRICS al dollaro spinti ad una dedollarizzazione globale che se avverrà, come possibile, sarà un fatto letale per gli Usa e di conseguenza per l’Europa.

L’Europa non sta meglio ed ha un debito enorme che blocca la crescita e la sua governance fatta dalla BCE della Lagarde è totalmente opposta a quella che dovrebbe essere per colpa della sudditanza assoluta della Lagarde alla FED che ha problemi diversi e non capisce che non si possono risolvere i problemi con lo stesso pensiero che li ha creati. Il declino della cultura occidentale è ormai evidente e la stessa decristianizzazione conseguente ad un modello materialista assunto come fine ha contribuito a perdere quel collante che sembrava tenere unita l’Europa.

Per contro i BRICS non hanno meno problemi, ma il fatto di averli in un periodo di crescita è diverso dall’averli in un periodo di decrescita come succede al mondo occidentale, il principale punto di unione dei BRICS è quello di non essere occidentali, una definizione in negativo che però offre un solco comune a nazioni molto diverse tra di loro come la Cina, l’Arabia Saudita e l’Argentina. La politica di dominio e di sudditanza applicata senza limiti e spesso, manu militari, ha generato una crescente avversione per una politica che si è preoccupata solo di diffondere solo i suoi modelli di consumo e senza una briciola di spiritualità che troppo spesso hanno contribuito al collasso di società allo stato primitivo. Le stesse politiche coloniali della Francia nelle zone sub-sahariane, dove hanno imposto modelli di vita e moneta francese al posto delle locali, hanno portato alla rivolta i paesi del Sahel per scacciare ciò che resta di francese.

I BRICS sono a macchia di leopardo con contraddizioni forti tra di loro sui temi della religione, dei sistemi sociali, della rappresentanza democratica spesso negata nei paesi sauditi. Il polo più coeso è quello del Nord Africa e quello del Medio Oriente, la partecipazione dell’Etiopia è importante per la sua localizzazione nel corno d’Africa ed è cresciuta ad un tasso del 9,7% annuo quasi due volte e mezza degli altri paesi africani.Quello che li tiene uniti per ora è lo spettro dell’occidente che ha perso il tempo di capire che non poteva più esserci un mondo unipolare e comportarsi di conseguenza, questo dimostra una deplorevole mancanza di cultura e di analisi geopolitica che ha caratterizzato gli interventi degli Usa nel panorama mondiale troppo spesso destinati ad un insuccesso che non è mai servito a fare riflettere sugli errori commessi.L’unione dei BRICS andrà avanti perché il collante è più forte di quello che sembra legare i paesi dell’occidente che assomigliano sempre più ai polli di Renzo; è finito un modello socioculturale che si sta trascinando ad un declino che non vogliamo vedere ma è inesorabile come la storia che guida il destino dell’uomo nei millenni ripetendosi spesso nelle cause dei collassi sociali. E’ giunta l’ora di prenderne coscienza.

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