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DATI SEMPRE PIU’ PREOCCUPANTI SUL CLIMA

Luciano Graziuso

Il servizio dell’Unione Europea di osservazione della Terra, Copernicus, ci informa, semmai ne avessimo ancora bisogno, che non possiamo dormire sonni tranquilli per quanto riguarda i cambiamenti climatici; ecco i dati più importanti raccolti: lo scorso luglio ha fatto registrare la temperatura media più alta di sempre, è stato più caldo di 0,72 gradi rispetto alla media del mese considerando l’intervallo tra il 1991 e l’anno appena passato; anche il mese di luglio del 2019, che finora si era rivelato il più caldo, si è dovuto “inchinare”, con una media inferiore di 0,33 gradi rispetto al mese scorso. Un’altra preoccupante notizia ci arriva senza dubbio dalla rilevazione effettuata sulle temperature medie globali della superficie del mare: 0,51 gradi in più rispetto alla media registrata tra il 1991 e il 2022. A causa del riscaldamento globale, inoltre, il ghiaccio marino artico è diminuito del 12,85% per decennio ed il livello del mare si è innalzato in media di 3,3 mm all’anno a partire dal 1870.

Anche le previsioni per il futuro non sono affatto rosee: tra le altre cose è infatti previsto un innalzamento della temperatura media globale in prossimità della superficie, che per ogni anno tra il 2023 ed il 2027 risulterà tra 1,1 e 1,8 gradi superiore alla media fatta registrare tra il 1850 ed il 1900. Chi è responsabile di tutto questo? La risposta dovrebbe essere già abbastanza scontata, ma per svelare questo “mistero” ci vengono in aiuto anche il 97% degli scienziati, i quali affermano che “la causa del surriscaldamento globale sono le attività umane”. In poche parole, insomma, ci stiamo tirando la zappa sui piedi…

Noi esseri umani, infatti, stiamo purtroppo contribuendo in larghissima parte ad alimentare questo fenomeno, in particolare col consumo continuo di carbone, petrolio e gas, con l’abbattimento sempre più frequente delle foreste, con l’aumento degli allevamenti intensivi di bestiame e con l’uso di fertilizzanti.

Per cercare di rimediare, nel 2015 quasi tutti gli stati del mondo hanno firmato l’Accordo di Parigi, con lo scopo di limitare il più possibile il cambiamento climatico attraverso obiettivi a lungo termine, il primo dei quali consisteva nel ridurre sempre più l’utilizzo del carbone, per poi eliminarlo completamente. Il problema è che purtroppo alle buone intenzioni non sono seguiti i fatti concreti perché, oltre al “piccolo particolare” che tra gli stati firmatari quasi nessuno si è realmente impegnato nel conseguire quanto si era prefissato, gli Stati Uniti sotto la presidenza di Donald Trump hanno addirittura deciso di tirarsi fuori dall’accordo.

In generale, comunque, è da tantissimo tempo che assistiamo di continuo ad un triste teatrino in cui tutti i principali leader mondiali, chi prima chi dopo, se ne escono con frasi ad effetto come “Bisogna intervenire immediatamente” , “Il tempo sta scadendo” , “ Dobbiamo evitare la catastrofe”, salvo poi disattendere completamente le loro stesse dichiarazioni ed anzi spesso continuare ad agire in modo ancora più sconsiderato.

Purtroppo la situazione è davvero molto preoccupante: l’innalzamento del livello del mare ha già iniziato a causare i primi disastri, in primis la formazione di uragani e tifoni sempre più pericolosi ed alluvioni sempre più frequenti, ma anche costringendo già le prime persone che abitano in zone di costa bassa a spostarsi in zone più alte. Di questo passo, ovviamente, le cose sono destinate a peggiorare sempre di più: gli scienziati hanno infatti stimato che, se non si pone un freno alle pessime politiche ambientali e non si inverte la rotta al più presto, nel 2050 potrebbero ritrovarsi quasi completamente sott’acqua città come Mumbai, Dacca e Calcutta, mentre alcune zone dell’Asia e degli Stati Uniti, il Medio Oriente e l’Australia rischierebbero di diventare del tutto inabitabili a causa delle temperature troppo elevate.

Entro il 2100, infine, buona parte delle coste italiane si ritroverebbe completamente sommersa dal mare e la stessa sorte toccherebbe a tantissimi altri Stati e Paesi, come ad esempio il Bangladesh e la Florida.

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