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Più Pil per tutti!

Perché l’annunciato aumento del Pil italiano non va a beneficio di tutti.

Manuel M Buccarella

Proprio oggi la Banca d’Italia ha visto al rialzo le previsioni per l’aumento del Pil nel 2023: si passa, secondo Palazzo Koch, dall’iniziale +0,6% all’1,3%, ponendo il paese in controtendenza rispetto alla media europea, con una Germania in conclamata recessione da alcuni mesi. Per contro nel 2024 e nel 2025, complici l’aumento dei tassi ed il clima d’incertezza legato al conflitto russo-ucraino, Bankitalia prevede dinamiche di crescita inferiori, rispettivamente all’1,1 ed all’1%.

Cos’è il Prodotto Interno Lordo (Pil)

Il prodotto interno lordo (abbreviato PIL) è una grandezza macroeconomica che misura il valore aggregato, a prezzi di mercato, di tutti i beni e i servizi finali (cioè esclusi i prodotti intermedi) prodotti sul territorio di un paese in un dato periodo temporale (normalmente durante l’anno solare).

Il PIL italiano cresce con l’aumento dei prezzi

Se il PIL è dunque il valore aggregato di beni e servizi prodotti nel paese sulla base dei prezzi di mercato, è facile pensare che il suo incremento sia condizionato dall’aumento dei prezzi e dall’inflazione sostenuta, ufficialmente pari al 7.6%. È noto come beni di strettissima necessità, come gli alimenti, abbiano subito incrementi ben superiori rispetto al saggio medio d’inflazione. Il graduale impoverimento del ceto medio ha costretto lo stesso a scelte e politiche di acquisto di beni e servizi del tutto necessitate.

Un aumento del Pil a beneficio di pochi.

La maggiore ricchezza corrispondente all’aumento del Prodotto Interno Lordo è dunque effimera e per pochi. Questo mainstream e Bankitalia non lo dicono. Favorisce i principali produttori, tra cui chi beneficia di extraprofitti (non tassati per scelta dal governo con la scusa della crescita del PIL). In verità a questa crescita non corrisponde un maggiore e diffuso benessere. Tutt’altro, molti sono costretti a tirare la carretta tra tante difficoltà ed a ridurre i propri consumi. E la redistribuzione del reddito va a farsi benedire…

Intanto la produzione industriale è in calo, trainata dalla crisi tedesca: l’industria italiana dipende fortemente infatti dalle commesse di Berlino.

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