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LIBERTA’ DI INFORMARE O LIBERTA’ DI ODIARE?

Luciano Graziuso

Sono sempre piu’ frequenti prime pagine e titoli in cui alcuni quotidiani scadono nell’insulto

Già da molti anni stiamo assistendo a questo malcostume di buona parte della stampa italiana, ovvero il ricorso ad attacchi personali, a volte anche pesantemente insultanti e/o calunniosi, nei confronti di movimenti politici, leader o esponenti di spicco di partiti con idee diverse, o anche rivolti a persone   “scomode” in generale, sicuramente a chi non è “omologato” al sistema. Cosa se possibile ancora più grave, questi giornali beneficiano pure di finanziamenti pubblici, e vi è dunque una situazione assurda in cui la maggior parte dei cittadini, contrari alle loro “idee” o almeno in disaccordo con il loro modo di fare “informazione”, si ritrovano paradossalmente a ricoprire una parte attiva nel  loro sovvenzionamento.

IL LINGUAGGIO DELL’ODIO

“Sinistra sotto un treno” (in prima pagina su “Libero” del 6/11/21), “Decapitati i 5 Stelle” (“La Repubblica”, 8 febbraio 2022), “I 5 Stelle esplosi” (“Libero”, febbraio 2021), “Di Battista scappa” (“Il Giornale”, 12 febbraio 2021), “Di Battista delira” (“Libero”, 19 gennaio 2022); continuando, abbiamo altre “perle”: “Le brigate Fazio in crisi di nervi… Gli “orfanelli” di Kabul”, “Da Letta a Saviano la sinistra strilla” (“Libero”, 16 maggio 2023); “Salotti rossi nel panico” (“Il Giornale”, stessa data); “Sberle a Santoro e C… Schiaffi ai rossi” (“Libero”, 14/05/23). Sempre quest’ultimo quotidiano, che come vediamo si distingue per la moderazione dei termini usati…, durante il governo dei pentastellati titolò in prima pagina “Nessuno odia il Sud”, poiché il Mezzogiorno in quel periodo stava ottenendo, secondo le penne di “Libero”, provvedimenti che lo favorivano! Ancora “Libero”, proprio ieri: “L’ammucchiata – la Schlein nel panico implora…”.

In generale, i verbi e gli aggettivi più usati sono: esplodono, implodono, si sfracellano, si sbriciolano, si frantumano, si schiantano, vanno a sbattere contro un muro, delirano, deceduti, polverizzati, liquefatti, asfaltati; il termine più “gentile” è “spariscono”; mentre le espressioni che più vanno di moda sono: in macerie e a pezzi. E’ semplicemente “imbarazzante” tutto questo, a usare efficacemente un termine proprio del “politichese” nostrano, il quale tocca punte di livore secondo noi irricevibili e intollerabili in un Paese che si dice democratico come il nostro, perché non si fa nulla per contrastare questo orribile “fenomeno”. Le querele negli anni sono fioccate da parte di qualcuno colpito da tali frecciate, ma siccome queste ultime provengono dal cuore del sistema mainstream, nulla o quasi è mai accaduto.

I CASI ORSINI E ROVELLI

Emblematico nell’ultimo anno o poco più è stato il caso del saggista ed esperto di politica internazionale Alessandro Orsini, quotidianamente attaccato ed insultato in TV e su tutti gli altri media italiani da che ha espresso opinioni non in linea con la vulgata comune sulla guerra russo-ucraina; e dire che lo studioso in questione non è nemmeno filoputiniano, ma semplicemente dichiara quello che la sua conoscenza profonda dei rapporti internazionali lo spinge a dire, però anche la semplice verità ormai dà fastidio. Oggetto di ostracismo è stato anche, recentemente, il luminare della fisica Carlo Rovelli, destinatario di una lettera sconcertante in cui gli si revocava, ma con modi “gentili”, l’invito ad intervenire alla Fiera del Libro di Francoforte del prossimo 2024 con una sua lezione inaugurale, per aver espresso (caso identico a quello di Orsini) opinioni non “politicamente corrette”, cioè discordanti dalla linea ufficiale del nostro esecutivo, sul conflitto di cui sopra.

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