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Emilia Romagna ed eventi climatici estremi.

Gli sconvolgimenti che investono in questi giorni l’Emilia Romagna, con morti, esondazioni, distruzione, anticipati dai più moderati fenomeni di 15 giorni prima, non devono e non possono sorprendere più di tanto, purtroppo. E pare ci si debba preparare per un’importante allerta meteo in Piemonte.

Già Il 2022 è stato un anno caratterizzato da eventi climatici estremi, da temperature record e da un aumento delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera.

In Italia gli eventi climatici estremi legati al clima continuano ad aumentare. Nel 2022 se ne sono registrati oltre 130, il numero più alto della media annua dell’ultimo decennio, 1.318 dal 2010.

Tra record di caldo, acquazzoni intensi, grandinate, trombe d’aria e alluvioni, l’impatto del cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti e i dati sull’accelerazione di questi fenomeni sono sempre più preoccupanti. Lo afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima).“I cambiamenti climatici hanno la capacità di influenzare l’intensità e il numero dei fenomeni meteorologici, rendendoli dunque più pericolosi e distruttivi. L’anomala distribuzione delle precipitazioni (in riduzione entro una forbice compresa tra il 10 e il 60%) sta prendendo sempre più la forma di eventi estremi concentrati in autunno-inverno, talora associati ad uragani mediterranei: 60 negli ultimi 40 anni, ma con previsioni di 3 nuovi eventi annui. A causa nostra nubifragi, alluvioni, trombe d’aria e cicloni in futuro saranno più numerosi e distruttivi”.

Solo dal 2010 a luglio 2022 nella nostra penisola si sono verificati 1.318 eventi estremi con conseguenze enormi sul territorio e sui cittadini – analizza Sima – 516 allagamenti da piogge intense, 367 danni trombe d’aria, 123 esondazioni fluviali, 55 frane da piogge intense.“Come Sima condividiamo la linea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui qualsiasi azione che vada nella direzione di ridurre le emissioni climalteranti è da considerarsi anche un positivo intervento di sanità pubblica. Abbiamo chiesto al Governo di rimettere al centro del nuovo programma il rispetto degli Accordi di Parigi sottoscritti dall’Italia e nell’ambito della Zero Pollution e Forest Strategy europee, a cominciare dal lancio di una grande e capillare campagna di riforestazione da realizzarsi senza ritardi da parte di Regioni e Comuni. L’obiettivo di medio termine dovrebbe essere quello di piantare 350 miliardi di alberi nel mondo per ridurre del 10% la CO2 a livello globale Occorre poi approvare quanto prima il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) fermo al 2018 e rimasto nascosto in un cassetto del Ministero senza mai vedere la luce. Eppure, l’analisi del rischio e le proposte di intervento divise per 18 settori contenute nel documento sarebbero state di grande aiuto per orientare le politiche nazionali in materia”.

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